Economia

Atene lascia l'euro. L'Ue e la Bce si preparano al Grexit

L’Europa comincia a prepararsi concretamente al peggio. Secondo la Sueddeutsche Zeitung, in mancanza di un accordo all’eurogruppo di giovedì, i capi di Stato e di governo potrebbero incontrarsi venerdì sera per un vertice straordinario a Bruxelles. Si tratterebbe dell’ultimo, disperato tentativo di raddrizzare la prua greca verso un accordo. E sarebbe già pronto un piano, che scatterebbe per il fine settimana, che prevederebbe la chiusura delle banche greche e il controllo dei capitali dalla prossima settimana. Ovviamente il controllo dei capitali, adottato al culmine della crisi anche a Cipro, nel 2013, dovrebbe essere approvato dal governo Tsipras.

Uno dei problemi più gravi dell’attuale crisi è la massiccia emorragia finanziaria, che mette a rischio il sistema bancario. E, con esso, l’ultimo rubinetto europeo ancora aperto, l’Ela. Il permesso di elargire fondi emergenziali al sistema creditizio ellenico da parte della banca centrale è accordato dalla Bce. Attualmente l’asticella è fissata a 83 miliardi e domani è attesa una nuova decisione a Francoforte. Molto improbabile che la Bce decida, come chiedono alcuni banchieri centrali come Jens Weidmann, di rendere più severi i collaterali che vengono dati in cambio dell’Ela o di abbassare addirittura la quota consentita. Significherebbe rischiare un incidente, un «Graccident» ed è l’ultima cosa che Mario Draghi vuole.

È cominciato, questo è evidente, tra Atene e i suoi creditori uno scaricabarile neanche troppo sottile, per scaricarsi di dosso la colpa di un eventuale collasso dei negoziati. E il presidente della Bce, comprensibilmente, vuole che sia la politica a prendersi la responsabilità di questo eventuale fallimento. Ma se non ci sarà un’intesa nei prossimi giorni, rischia invece di essere lui il “trigger”, il grilletto che affosserà la Grecia. A fine mese, senza un nuovo accordo politico, la Bce dovrà chiudere i rubinetti dell’Ela in ogni caso.

Intanto il ministro delle Finanze ellenico, Yanis Varoufakis, continua a ostentare la linea dura contro i creditori: alla riunione con gli omologhi di giovedì è inutile aspettarsi nuove proposte, da parte di Atene. In realtà, un segno di debolezza: è stato il fallimento dei negoziati in quella sede a costringere Angela Merkel a convocare ormai due settimane fa vertici ai massimi livelli tra creditori e governo greco per cercare una soluzione. E anche a Berlino, il clima è ormai irrespirabile. Persino i socialdemocratici mostrano segni evidenti di impazienza: il vicecancelliere Gabriel ha detto che «non possiamo farci ricattare».