Economia
Guerra Russia-Ucraina, anche Generali abbandona Mosca. Stop di Toyota e VW
Da BP a Shell, da H&M ad Apple, e da FedEx a Ikea: la grande fuga del business da Mosca. L'appello del colosso russo del greggio Lukoil: "Fine alla guerra"
Il Leone ritira i propri consiglieri in Ingosstrakh ed Europ Assistance chiuderà le proprie attività
Assicurazioni Generali, Toyota e Volkswagen. Il grande business continua a fare i conti con il mercato russo dopo che Mosca e il Cremlino sono finiti nel mirino delle sanzioni incrociate occidentali, restrizioni che secondo Goldman Sachs provocheranno quest’anno un crollo dell’economia della federazione del 7%.
Dopo aver accantonato a marzo scorso, a causa della bocciatura unanime (forte rischio geopolitico e valutario) in comitato strategico di Mediobanca, Caltagirone e Delfin l’ingresso nella compagnia moscovita RESO-Garantia, dossier da due miliardi di euro per cui secondo indiscrezioni che però non trovano conferme il Ceo Philippe Donnet si sarebbe avvalso anche della mediazione dell’ex premier francese Nicolas Sarkozy (dai forti legami in terra russa), Generali ha deciso di cessare le proprie attività nel Paese presieduto da Vladimir Putin. In linea con molte altre aziende italiane che hanno lasciato la Russia come forma di protesta per l'invasione dell'Ucraina.
Il Ceo di Volkswagen Herbert Diess
Con una nota, la compagnia triestina ha fatto sapere che chiuderà il proprio ufficio di rappresentanza all'ombra del Cremlino, la controllata Europ Assistance smetterà di operare nel mercato della federazione e i rappresentanti del Leone lasceranno i propri incarichi nel board della quarta compagnia assicurativa nazionale Ingosstrakh, di cui detiene una quota di minoranza del 38,5%. Una partecipazione puramente finanziaria che frutta un flusso annuale di dividendi e non collegata ad alcuna joint venture operativa e per cui in passato il Leone aveva anche valutato la salita nel capitale per dirigerne l’operatività.
Il Ceo di Toyota Akio Toyoda
Il congelamento del business in loco da parte delle Generali si aggiunge alle decisioni simili, prese sempre oggi, da altre due Big Corp dei Paesi del G7. Ovvero Volkswagen e Toyota, i primi due gruppi mondiali dell’auto, il primo con passaporto tedesco, il secondo giapponese. La casa teutonica di Wolfsburg ha deciso di fermare la produzione in Russia (nei siti di Kaluga e Nizhny Novgorod) e di bloccare le esportazioni verso il Paese. Scelta seguita a ruota da Toyota che ha fermato le proprie piattaforme nello stabilimento di San Pietroburgo, anche per le difficoltà di approvvigionamento della componentistica.
Anche altri costruttori di automobili giapponesi hanno sospeso o ridotto le proprie attività in Russia, dove hanno però un'esposizione limitata: Mazda, che nel 2021 ha venduto 29mila auto in Russia, cesserà di inviare pezzi alla sua fabbrica di Vladivostok. E tutte le esportazioni di prodotti Honda verso Mosca sono state sospese fino a nuovo ordine a causa della sfida logistica e delle sanzioni internazionali.
(Segue...)