Economia
Guerra Russia-Ucraina, le bombe affondano le Borse: Milano chiude a -6%
Nuova seduta difficile per le Borse continentali dopo che le forze militari russe hanno preso il controllo della centrale nucleare più grande d'Europa
Intanto, S&P ha tagliato nuovamente il rating della Russia a "CCC-" (lo aveva già fatto la scorsa settimana riducendo il giudizio da "BBB-" a "BB+"), mantenuto in CreditWatch Negative, per il crescente rischio default. Per gli analisti di JP Morgan, la più grande banca mondiale, le sanzioni "colpiranno duramente l'economia russa, che ora sembra destinata a una profonda recessione". L'istituto guidato da Jamie Dimon prevede un calo del Pil da picco almeno dell'11%, in linea con il calo visto durante la crisi del debito del 1998.
Le sanzioni internazionali minano i due pilastri che promuovono la stabilità che sono le riserve valutarie di Russia e il suo surplus delle partite correnti, dicono da JpM. L'ampio avanzo delle partite correnti della Russia "avrebbe potuto accogliere ingenti deflussi di capitali, ma con le nuove sanzioni, oltre alle restrizioni precedenti, i proventi delle esportazioni della Russia saranno interrotti e i deflussi di capitali saranno probabilmente immediati". La pressione al ribasso sul rublo e la fuga di capitali "stanno spingendo la banca centrale ad aumentare drasticamente i tassi e ad imporre controlli sui capitali. Le importazioni e il Pil crolleranno", avverte JpM.
I future di Wall Street peggiorano e sfiora un passivo dell'1% e le vendite aumentano ancora sulle Borse europee con Milano che tocca anche -5%. Parigi e Francoforte lasciano sul terreno il 3,6%. Il tutto mentre la situazione bellica in Ucraina - anche se Putin ha appena dichiarato di "non avere cattive intenzioni con gli Stati vicini" - non sembra annunciare alcuna svolta positiva. Piazza Affari è penalizzata anche dalla giornata nera dei bancari (-5% lo Stoxx di settore) con Unicredit e Bper che cedono oltre il 9%, anche se la peggiore resta Telecom Italia che perde quasi l'11%.
La prospettiva di un continuo rialzo dei prezzi delle materie prime pesa anche sull'euro, che va verso la peggiore seduta nei confronti del dollaro in quasi due anni: la moneta unica è scesa fino a un minimo di 1,101 dollari, il punto più basso da maggio 2020, e passa ora di mano a 1,102 (1,1076 ieri in chiusura) e a 127,19 yen (da 128,18). Il cambio dollaro/yen è a 115,49. Il rublo rimane non lontano dal minimo storico di lunedi', con il cambio usd/rub a quota 110. La Banca Centrale Russa ha comunicato che la Borsa di Mosca, chiusa da lunedi', non riprenderà le contrattazioni fino a martedì 8 compreso.
Prosegue anche la forte volatilità dei prezzi del greggio, che vanno comunque verso la settimana migliore in quasi due anni e con il Wti che ha toccato il massimo dal 2008 a 116,57 dollari al barile: i contratti del Wti aprile salgono dell'1,25% a 109,02 dollari al barile, quelli del Brent maggio dell'1% a 111,57 dollari. In calo infine i prezzi del gas, con il contratto aprile scambiato ad Amsterdam in discesa del 3,31% a 155,5 euro al megawattora.
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