Economia

La guerra, che bel business. Ecco tutti gli interessi “collaterali”

di Enrico Verga

La guerra è semplicemente una crisi generata dall'uomo. Un'analisi sulle potenziali linee di business in cui poter investire per capitalizzare questo scenario

Quest’ultimo metodo d’investimento implica un livello di intelligence Osint elevata a cui si dovrebbe aggiungere un’intelligence “informale” supportata da unità sul campo, software avanzati per prevedere le singole variazioni, e un livello di capitali tale da sfruttare ogni singolo mutamento in tempi rapidi. A questo si deve aggiungere un network di contatti in differenti settori.

Guerra, perché investire nelle compagnie assicurative

Investire nelle “conseguenze” di una guerra implica un approccio globale che faccia leva su tutti i sistemi e sotto sistemi che vengono influenzati indirettamente da una crisi sia essa diretta come una guerra o indiretta (il caso della Evergiven a Suez). In ambito bellico la logistica di terra o marittima può essere soggetta a evoluzioni: nuove rotte per evitare le zone di conflitto (più sicure ma a costi maggiorati che ricadranno sul consumatore finale), necessità di maggiori coperture assicurative, aumento nei servizi di sicurezza (i mercenari di cui sopra). In questi settori si possono valutare differenti investimenti a favore o contro (shortare in gergo finanziario) la/e aziende che sono influenzate dal conflitto.

Se consideriamo il mondo assicurativo possiamo analizzare il recente caso dello stop all’accordo di cereali russo-ucraino. Il presidente Zelensky ha dichiarato che le navi partiranno egualmente. Alle navi (tutte battenti bandiera turca) che potrebbero trasportare le commodity ucraine rischiando di essere colpite si aggiungono le navi neutrali che entrando nel mar nero rischiano di essere colpite per errore dai due belligeranti. In questo senso le compagnie assicurative hanno subito capitalizzato l’opportunità aumentando i premi assicurativi e mantenendo quelli già firmati ma valutando ogni singolo caso. Investire in queste aziende può essere un’opportunità.

Il trasporto dei cereali ucraini, tuttavia, permette di analizzare anche il secondo caso: logistica. Come spiegato di recente dal Generalo Morabito, la maggioranza di cereali usciti dall’Ucraina sono finiti in Cina, Turchia e Europa. Una minima parte è finita ai paesi poveri (tramite il WFP). Il beneficio economico maggiore è stato per i broker turchi che hanno poi rivenduto il grano a compratori europei a prezzi competitivi (ma con un discreto margine) rispetto ai costi dei cereali prodotti nelle stesse nazioni europee. Per valorizzare questa opportunità tuttavia si devono possedere contatti con il settore del private equity turco, oppure al settore del brokerage di navi, spesso localizzato in nazioni europee che hanno attive pratiche di riciclaggio di denaro o sono paradisi fiscali: Svizzera, Regno Unito, Cipro, Jersey etc..

 Guerra, cos’è il mercato parallelo e perché conviene

Il mercato parallelo è un concetto spesso sfuggente ma nelle situazioni di crisi, quali la guerra, è un tipo di commercio particolarmente florido. Consideriamo uno stato di guerra economica come quella dichiarata dall’Occidente alla Russia. Lo stato euroasiatico non ha possibilità di esportare direttamente i suoi beni negli stati occidentali. L’alternativa risulta quindi esportare (o importare) i beni o le materie prime tramite stati terzi, diciamo casse di compensazione. Identificare questi stati, e le aziende che offrono questi servizi, richiede notevole conoscenza delle regole del gioco di ogni stato.