Economia

Il bluff dell'accordo sui dazi. Il caso Taiwan Semiconductor

Buddy Fox

Usa-Cina, piano con il trionfalismo

Secondo alcune indiscrezioni di stampa, sembra che Trump stia corteggiando la più grande azienda di semiconduttori al mondo, affinché sposti le sue attività produttive in Usa per diventare fornitore esclusivo di chip per le forze militari americane. L’azienda in questione si chiama Taiwan Semiconductor, un colosso dei chip, che in queste trepidanti ore in cui si sta firmando lo “storico” accordo sui dazi “fase1”, sta ricevendo pressioni da Washington affinché possa diventare un prezioso alleato americano, diventando fornitore esclusivo per il Pentagono, producendo su suolo Usa, in massima sicurezza e protetto da eventuali interferenze cinesi.

Taiwan Semiconductor è già oggi un fornitore degli Usa, produce chip per computer utilizzati negli aerei da caccia americani F-35, ed è anche un fornitore chiave di aziende private di matrice americana quali Apple, Google, Intel e Qualcomm, il problema, e qui sta il nodo della questione, è che Taiwan ha come importante cliente anche Huawei Technology, proprio il colosso delle telecomunicazioni cinesi, che per i falchi dell’amministrazione Trump rimane il nemico principale da avversare.

Huawei, la grande compagnia per ora silenziata in ogni trattativa, ma che presto tornerà alla ribalta nella scena, soprattutto se ci sarà una fase 2 dei dazi, e che per TSMC sta ora diventando un “cliente scomodo”.

Le pressioni sulla società che risiede a Taiwan, altro elemento delicato, visto che la nazione ha simpatie americane, ma è la preda più ambita dai cinesi, stanno aumentando proprio in queste ore, e probabilmente si dovrà arrivare a una decisione, entro la volata finale delle presidenziali Usa di quest’anno. Cosa deciderà Taiwan Semicondactor? In questa trattativa verrà messa a dura prova l’abilità contrattuale di Trump, che finché deve affrontare i capi di governo delle altre nazioni, attraverso il ricatto tariffario dei dazi, trova gioco facile, quando invece la partita è contro i colossi industriali e soprattutto tecnologici che dominano il pianeta, il risultato finale diventa molto più incerto.

Quale sarà la decisione di Taiwan Semiconductor? Accontenterà Trump, mettendo a rischio gran parte dei contratti con i propri clienti “nemici” degli Usa, rischiando anche di scontentare i propri azionisti, o invece farà il grande affronto all’amico americano rifiutando la sua offerta?

Poi possiamo anche fare finta di nulla, festeggiando la firma sui dazi “fase1”, illudendoci che ogni problema di commercio e di competitività internazionale sia risolto, un accordo che alcuni hanno definito come storico, ma che altri, più realisticamente, hanno già etichettato come il “grande bluff”. Ognuno usi le grandezze di giudizio che preferisce, resta il fatto che da domani, spente le luci e posati i calici, non si parlerà più di soia, grano, riso, carne di maiale o piccola manifattura, ma torneranno prepotentemente al centro della scena i veri temi di scontro tra le potenze: la supremazia tecnologica e la sicurezza nazionale.

La posta del gioco sale e i rischi aumentano, come si dice in questi casi bisogna diversificare, ed è certo che Trump, per gettare fumo negli occhi, userà tutte le armi di distrazione di massa che ha a sua disposizione. La mossa per accontentare gli elettori gli è riuscita, ora deve tentare il capolavoro, conquistare l’apparato interno dell’amministrazione, togliendo rifornimenti al gigante Huawei. Perché è questa la grande partita del futuro.

@paninoelistino