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Economia
Il primo fondo sovrano al mondo. "Investiamo in Italia, occhio al rating"
Wall Street

"Le crisi politiche non hanno effetto sul nostro portafoglio”. Parola di Yngve Slyngstad, ceo del più grande fondo sovrano del mondo, il Norges Bank Investment Management. “Siamo investitori di lungo termine nell’Italia dal momento in cui è nato il nostro fondo, e probabilmente lo saremo anche per le prossime generazioni. Non facciamo trading di breve termine e le crisi politiche non hanno effetto sul nostro portafoglio”.

Il numero uno del fondo che conta mille miliardi di dollari di masse gestite, che  lo scorso anno aveva in portafoglio 11,3 miliardi di dollari in azioni di 127 società italiane – tra cui Eni, Unicredit, Intesa SanPaolo, Enel, Unipol – e 5,9 miliardi di dollari tra titoli di Stato e corporate bond di 17 aziende, non si lascia spaventare da spread e rapporto tra deficit e Pil.  Nel portafoglio obbligazionario spiccano anche i corporate bond di Enel Finance ed Enel (417 milioni di dollari), di Campari (65 milioni) e Pirelli (61 milioni), oltre che di Telecom (50 milioni) ed Eni (47 milioni).

“Nel 2008 avevamo una quota del 30-40% nell’azionario e del 60-70% nell’obbligazionario, oggi le percentuali si sono invertite con due terzi del portafoglio nell’azionario e il resto tra bond e real estate. Per quale motivo? Perché in linea generale pensiamo che sia meglio essere proprietari di una società (possedendo azioni) piuttosto che esserne creditori (con le obbligazioni)”.

L’unico pericolo è che il rating italiano sprofondi sotto la soglia “investment grade”, come per esempio è accaduto alla Grecia. Per i titoli di Stato abbiamo un sistema molto semplice: destiniamo a ogni Paese una quota proporzionale al suo Pil, sempre che si tratti di un Paese con rating “investment grade” (non junk).

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