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Economia
Industria, l'audiovisivo mette il turbo: in crescita del 77% dal pre-Covid
Sae Institute

I consigli del direttore accademico del SAE Institute Italia Emiliano Alborghetti e l’esperienza pratica di Andrea D’Asaro, autore e regista di successo

Di recente ha firmato il docufilm ‘Il caso Craxi. Una storia italiana’ andato in onda su SKY Documentaries e in streaming on demand su NOW.

Tra le carriere ancora poco presenti nell’immaginario comune delle famiglie italiane, per i figli, c’è quella nelle produzioni audiovisive per il cinema e la tv, legate a professioni ancora ritenute per pochi fortunati o raccomandati o a profili artistici, quindi poco sicure. Tra i giovani non se ne parla abbastanza, perché è un settore di nicchia.

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Invece, il mercato indica ben altro. Negli ultimi anni, oltre alle produzioni tradizionali, le tecnologie digitali e l’affermarsi da protagonista del linguaggio audiovisivo, anche rispetto alla multimedialità, hanno dato forte impulso al comparto (rapporto audiovisivi ICE 2021): si sono aggiunte sempre nuove opportunità grazie al web, con le emittenti tv free e pay, le piattaforme di contenuti on demand, i social, quali veicoli di comunicazione per le aziende. Perfino le testate giornalistiche web e gli stessi siti internet delle imprese hanno una web tv e pubblicano video pubblicitari.

I dati sull’occupazione dell’industria dell’audiovisivo sono di fatto molto positivi: 180 mila i posti di lavoro generati, ovvero +32% di nuove attivazioni nel 2021 – primi 9 mesi – rispetto al 2019; +77% rispetto al 2020, con forza lavoro più giovane, più qualificata, con più donne e più competenze digitali rispetto alle medie nazionali", come ha rivelato Andrea Montanino, CDP Cassa Depositi e Prestiti, nel corso dell’incontro pubblico “La fabbrica delle immagini non si ferma. Le industrie cineaudiovisive al lavoro in un’Italia che vuole progredire” nel mese di marzo. 

Le attività ‘tecniche’ richieste coprono tutte le fasi realizzative di una produzione cinetelevisiva: vanno dalla ripresa al montaggio/postproduzione ed effettistica in generale, la regia, la fotografia fino alla scrittura, in particolare la scrittura creativa.

Un testimonial della carriera di soddisfazione che si può fare, è Andrea D’Asaro, autore per la tv, regista e docente al SAE Institute Italia: ultimo suo successo su scala nazionale il docufilm ‘Il caso Craxi. Una storia italiana’ andato in onda su SKY Documentaries e in streaming on demand su NOW.D’Asaro ha realizzato programmi tv, videoclip, spot pubblicitari, documentari e cortometraggi, oltre che per conto di società di produzione cinetelevisive, anche per fondazioni, agenzie pubblicitarie ed enti pubblici.

Il corto “Mare Nostro” ha ricevuto numerosi premi in diversi festival cinematografici. Dopo aver collaborato a numerosi programmi del mainstream televisivo, ultimamente si è concentrato sul genere ‘documentario’ e le sue declinazioni, dirigendo “La notte di Sigonella”, distribuito nelle sale cinematografiche da Medusa, la docu-fiction “Madre Mia”, prodotta da Mediaset per due prime serate, e la seconda stagione di “Commissari – Sulle tracce del Male”, prodotta da Magnolia per Rai. È stato autore anche della docuserie "Avamposti - Dispacci dal confine" per Discovery. Sempre per Discovery sta scrivendo una docuserie che dirigerà nel prossimo autunno.

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D’Asaro è docente dal 2018 al SAE Institute, dove tiene 3 corsi: Cinematografia (1 e 2), Progettazione multimediale e Teoria e analisi del cinema e dell’audiovisivo.

Il triennio di Produzione Cinetelevisiva e Nuovi Media del SAE Institute è autorizzato dal Ministero dell'Università e della Ricerca come parte del sistema nazionale di istruzione superiore all'interno del settore dell'Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica (settore AFAM). Al completamento con profitto del piano di studi viene riconosciuto un titolo di Diploma Accademico di I livello, equiparato per legge ai titoli universitari nazionali di primo livello.

“Nelle produzioni cinetelevisive – spiega Andrea D’Asaro-, c’è sicuramente spazio per un’attività professionale con ottime prospettive, senza necessariamente essere un artista. Cito sempre Monicelli, che si riteneva lui stesso un artigiano. Diversi famosi registi del passato non hanno fatto scuole, ma oggi c’è un livello di ‘mestiere’ che si raggiunge frequentando un centro di formazione serio. Dipende anche dal fatto che ormai ogni attività richiede la conoscenza di tecnologie complesse e in continua evoluzione.

Il SAE Institute si distingue proprio perché qui si fa pratica sempre con i macchinari di ultima generazione. E comunque per un De Palma autodidatta, osserviamo che il sommo Coppola ha studiato all'UCLA e perfino Kubrick, di cui ricordiamo il celebre ammonimento ‘Se vuoi imparare a fare film fanne uno’, ha studiato cinematografia: si pagava i corsi con il lavoro di fotografo per la rivista Look. Mostri sacri odierni, come Tim Burton o Spike Lee, vengono dalle scuole. Negli USA, le scuole per la produzione cinetelevisiva sono nate prima che da noi.

Bisogna considerare che il linguaggio cinetelevisivo è fatto di differenti competenze: magari scenografia e recitazione possono richiedere anche una dote artistica naturale, ma per un direttore della fotografia basta una valida capacità tecnica. Se poi sei anche artista allora diventi Storaro, che però vuole essere definito ‘autore’ perché ritiene che le sue produzioni siano opere uniche. In ogni caso, nell’ordine del giorno di una produzione, cast artistico e cast tecnico lavorano insieme e contribuiscono parimenti all’esito dell’opera. Per questo, eliminerei dall’immaginario collettivo termini romantici come vocazione o ispirazione e li sostituirei con caparbietà e tenacia, i valori che ti portano a diventare un buon professionista”.

Ostacoli sociali? Servono raccomandazioni?  “Oggi non servono più le raccomandazioni o essere figlio di, l’ostacolo è in se stessi: devi essere pronto a sacrificare la tua vita privata, tutto ciò che è fuori dal lavoro. Per introdursi possono però senz’altro essere utili le conoscenze e anche sotto questo aspetto la scuola aiuta a costruire già nella fase di studio, una rete di legami con possibili colleghi che poi si potranno supportare uno con l’altro”.

Commenta il direttore accademico SAE Milano Emiliano Alborghetti: “La produzione audiovisiva rappresenta una delle eccellenze nell'espressione creativa e artistica del nostro Paese. L'offerta formativa nazionale è quindi ampia e rappresentativa di questa tradizione”.

Rispetto alla concorrenza, SAE Institute contribuisce a questa ricchezza del sistema Paese con una propria unicità caratterizzata dall’attenzione all’industria locale nella selezione del corpo docenti, un approccio internazionale attraverso il confronto con le sedi estere del network SAE e metodi didattici basati sul lavoro pratico, per una formazione tecnico/artistica a 360 gradi sulle nuove forme e i linguaggi digitali dell'audiovisivo.

La crescita delle ibridazioni digitali tra linguaggi e settori è evidenziata come uno degli elementi più positivi emersi negli ultimi anni (Unioncamere e Fondazione Symbola, rapporto "Io Sono Cultura 2021”). “Al riguardo, SAE ha nella sua identità un’attitudine naturale alla multidisciplinarietà e alle esperienze di collaborazione tra studenti di discipline affini e complementari - continua Alborghetti -. Offriamo anche la formazione per la produzione di videogiochi, dove le competenze sono trasversali soprattutto negli aspetti immersivi e narrativi”.

Insomma in SAE ci si trova in un ambiente di persone con interessi simili che approfondiscono ambiti diversi ma sempre più convergenti tra loro, pur conservando la specificità di approfondimento verticale della propria disciplina di indirizzo e di destinazione sul mercato. Situazione ben diversa da altre, dove le figure magari arrivano da settori più “ artistici tradizionali” della filiera italiana”.

“E’ fondamentale – conclude D’Asaro -, come linea accademica, dare cultura generale e teorica del cinema e della tv, un percorso che unisca le due anime, culturale e tecnologica, delle professioni nella produzione cinetelevisiva.” Consiglierebbe a sua figlia di seguire le sue orme? “Dipende dalla passione, non è un campo come gli altri. Arrivare al successo o almeno trovare stabilità richiede di sacrificarsi tanto”.

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