Economia
Inflazione in rialzo, dove investire? "Puntare sulle materie prime agricole"
L'inflazione sfonda quasi il 7%, dove conviene investire in Borsa? Le materie prime agricole, anche se volatili, potrebbero essere un rifugio vantaggioso
"Le materie prime agricole potrebbero offrire una copertura contro l’inflazione": il report di Aneeka Gupta, director e macroeconomic Research (WisdomTree)
Mentre l'inflazione galoppa e sfonda il tetto del 7%, la guerra tra Russia e Ucraina avanza e le Borse subiscono forti ribassi, la domanda che sorge spontanea è: in un clima così volatile dove conviene investire i propri risparmi? A tal proposito, Aneeka Gupta, Director, Macroeconomic Research di WisdomTree, analizza quelle che sono le linee guida da seguire riguardo: investimenti "vantaggiosi" e materie prime agricole. Commodities che nel 2022 hanno registrato ottime performance e che potrebbero rappresentare uno scudo “sicuro”, nonostante la volatilità dettata dalle condizioni meteo, contro le speculazioni inflazionistiche.
L'analisi
I prezzi delle commodity agricole sono stati spinti ulteriormente verso l’alto dall'aumento dei prezzi dei cereali e dei semi oleosi. In un periodo in cui si è verificata una svendita del 13,88% circa dei titoli azionari globali con l’inflazione alle stelle e l'inasprimento delle condizioni di liquidità, il prezzo delle materie prime agricole è salito del 26,8%.
C’è una serie di questioni legate all’offerta e causate dalla guerra che probabilmente continueranno ad alimentare i prezzi: l’aumento del protezionismo e dei costi dei fertilizzanti, le modifiche dei mandati relativi ai biocarburanti e le condizioni meteorologiche avverse, per citarne alcune. Il conflitto tra Russia e Ucraina ha prodotto effetti a catena, dalle perturbazioni delle catene di approvvigionamento all’incremento dei costi dei fertilizzanti.
L’aumento del protezionismo fa salire ulteriormente i prezzi delle commodity agricole
Le perturbazioni legate alla guerra hanno anche innescato una fase di protezionismo: per citare qualche esempio relativo al 2022, l’India, il terzo maggior produttore al mondo di frumento, ha annunciato[3] che avrebbe applicato restrizioni alle esportazioni per gestire le scorte nazionali dei cereali, causando così una brusca impennata dei prezzi del frumento.
Il 28 aprile anche l’Indonesia aveva annunciato un divieto di esportazione dell’olio di palma, ma il 19 maggio l’ha revocato a seguito delle proteste di centinaia di agricoltori che hanno costituito un fronte comune contro questa scelta politica. In un mercato ristretto come quello dei semi oleosi, l’annuncio iniziale ha fatto schizzare alle stelle il prezzo dell’olio di semi di soia, un olio alternativo a quello di palma.
L’inasprimento dei mandati relativi alla miscelazione dei biocarburanti favorirà la domanda di olio di mais e di soia
Anche le modifiche apportate agli obblighi di miscelazione dovrebbero alimentare la domanda di materie prime agricole. Gli Stati Uniti sono il maggior mercato mondiale di biocarburanti e l’amministrazione Biden sta ordinando alle raffinerie di promuoverne l’utilizzo, compreso ad esempio il ricorso all’etanolo a base di mais.
L'Agenzia per la protezione dell’ambiente degli Stati Uniti chiede alle raffinerie di miscelare quest’anno 20,63 miliardi di galloni di carburanti rinnovabili per la produzione di benzina e diesel, ossia un aumento del 9,5% rispetto all’obiettivo dell’anno scorso; in tal modo si eserciterà una certa pressione sulle raffinerie, determinando di conseguenza un impatto netto positivo per l’industria dei biocarburanti. Cereali come il mais ne trarranno beneficio grazie al loro contenuto elevato di amido e la relativa facilità di conversione in etanolo.