Economia

Intercettazioni e abuso d'ufficio: un incubo che ci costa un punto di PIL

La paura di apporre la propria firma e di prendere decisioni rappresenta un notevole freno alla Pubblica Amministrazione

L'80% dei lavoratori della Pubblica Amministrazione le considera un freno al proprio impegno

A cavallo tra politica ed economia, il tema della giustizia fa discutere da lungo tempo. Con l'insedimento del governo Meloni e la scelta di Nordio come guardasigilli, la polemica è letteralmente esplosa su due argomenti fondamentali: la riforma della normativa riguardante le intercettazioni e la possibile abolizione del reato di abuso d'ufficio.

L'effetto combinato di queste due tipologie di normativa si riflette direttamente sulla produttività del Paese, come spiega Sandro Susini, fondatore di Susini Group S.t.P., studio di Firenze leader nella consulenza del lavoro: "Il timore di forme di controllo invasive da cui si possono estrapolare intercettazioni manipolabili da chiunque, così come il ricorso al reato di abuso d'ufficio, costa all'Italia quasi un punto di PIL".

Al di là della contesa politica, c'è in gioco la produttività del Paese

In questi ultimi giorni è divampata la polemica riguardo le limitazioni delle intercettazioni chieste dal centrodestra al fine di ridurre i costi troppo elevati e le gogne mediatiche. La nuova misura verrebbe letta in modi totalmente contrapposti dal Governo e dalle opposizioni. Susini Group, indipendentemente dalle posizioni espresse dai partiti politici, ha voluto studiare l'impatto di tali forme di controllo sulla produttività dei dipendenti della PA.

I lavoratori impiegati nel settore pubblico in Italia sono circa 3,2 milioni. Intervistando a campione dei lavoratori della Pubblica Amministrazione, è emerso che circa l'80% di loro ritengono le intercettazioni e il reato di abuso d'ufficio un freno allo svolgimento delle loro mansioni e, quindi, alla crescita economica del Paese.

Molti hanno asserito di aver rifiutato di svolgere mansioni di responsabile di ufficio, o addirittura direttivi, per paura di porre la firma su atti e garantirsi l'impunità. D'altronde, affermano, sbagliare è umano ma un conto è essere puniti penalmente e un altro con una lettera di richiamo. Anche dare consigli agli utenti è diventato difficile poiché se malintesi sono passibili di reati penali. «Il timore di forme di controllo così invasive da cui si possono estrapolare intercettazioni manipolabili da chiunque, così come il ricorso al reato di abuso d'ufficio, costa all'Italia quasi un punto di PIL. Dovranno essere individuate soluzioni più discrete per controllare l'operato dei lavoratori nella PA se non vogliamo continuare ad avere disservizi che comportano inevitabilmente minore produttività dell'apparato pubblico con conseguente aggravamento dei danni patrimoniali», conclude Sandro Susini.