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Economia
Intesa ritarda gli accantonamenti,utili boom.Doppia cedola 2021, ok in Borsa

Intesa Sanpaolo archivia il trimestre Covid mettendo a segno il miglior utile semestrale dalla crisi del 2008. Numeri che consentono al Ceo Carlo Messina, fresco di successo per aver portato a casa la scalata su Ubi Banca (con oltre il 91% del capitale), di voler mettere in cantiere, previa approvazione della Bce, “in aggiunta alla prevista distribuzione di dividendi cash da utile netto del 2020, una distribuzione cash da riserve nel 2021 alla luce dell'utile netto 2019 allocato a riserve nel 2020”.

C’è da dire che però "il risultato netto del primo semestre 2020 che corrisponde all'86% dei 3 miliardi di euro di utile netto minimo previsto per l'esercizio 2020" non contabilizza “i 900 milioni di euro di accantonamenti relativi ai possibili impatti futuri del Covid-19” e che verranno spesati a fine anno.

IL NUOVO CORSO CON UBIEntro metà ottobre Intesa Sanpaolo procederà a nominare un nuovo consiglio di amministrazione di Ubi Banca. Mentre entro il prossimo dicembre sono previste la cessione degli sportelli e degli attivi e passivi correlati a Bper Banca, le rettifiche su crediti addizionali per accelerare la riduzione dei crediti deteriorati e la firma dell'accordo sindacale per le uscite volontarie senza impatti sociali. E' quanto precisa la banca nelle slide di presentazione dei conti del semestre dopo il successo dell'Opas su Ubi Banca. Nel cronoprogramma si indica che entro aprile 2021 ci sarà la fusione per incorporazione di Ubi Banca in Intesa Sanpaolo e il completamento dell'integrazione informatica, mentre entro dicembre il completamento dell'integrazione tra i due gruppi, dove possibile, l'integrazione delle fabbriche prodotto di Ubi Banca e la cessione dei crediti deteriorati lordi della banca acquisita, costituiti dalle posizioni con elevata copertura, Infine, sempre entro fine 2021, sarà presentato il nuovo piano di impresa, "appena lo scenario macroeconomico apparirà più chiaro".

La prima banca italiana ha chiuso il primo semestre con un utile netto di 2,57 miliardi, in crescita del 13,2% rispetto allo stesso periodo del 2019, con l’apporto del solo secondo trimestre che in termini di profitti è stato di 1,4 miliardi (+16,4%). Sempre nei primi sei mesi dell’anno, i proventi operativi netti sono rimasti stabili a 9,075 miliardi, con margine di interesse a 3,5 miliardi (-0,6%) e commissioni nette a 3,6 miliardi (-6,3%). In calo del 2,8% a 4,4 miliardi i costi operativi, per un rapporto cost/income sceso al 48,5%. 

Quanto alla solidità patrimoniale, il coefficiente Cet1 fully loaded è al 14,9%, considerando 1,9 miliardi di dividendi maturati nel primo semestre. Per l'intero esercizio, senza considerare Ubi Banca, Intesa conferma la previsione di un utile netto “non inferiore a circa 3 miliardi e non inferiore a circa 3,5 miliardi nel 2021”. Considerando anche Ubi, confermata la stima di un utile netto dal 2022 “non inferiore a 5 miliardi di euro e il proseguimento di una strategia focalizzata sulla remunerazione per gli azionisti e sul mantenimento di solidi coefficienti patrimoniali"

Quanto alle previsioni, Intesa conferma anche "un coefficiente patrimoniale Cet1 a regime pro-forma superiore al 13% nel 2021, anche considerando l'acquisizione di Ubi Banca e la potenziale distribuzione cash da riserve”. Tornando all'analisi del conto economico semestrale, il risultato corrente lordo è in aumento del 7,1% rispetto al primo semestre 2019 a 3,86 miliardi e il risultato della gestione operativa sale del 2,8% a 4,7 miliardi. Il costo del rischio annualizzato si attesta a 89 punti base e sarebbe a quota 46 punti base al netto dell'impatto delle rettifiche per i futuri impatti della pandemia Covid-19, a fronte dei 53 dell'esercizio 2019. 

Nel dettaglio, le rettifiche di valore nette su crediti sono pari a 1,8 miliardi, rispetto ai 923 milioni del primo semestre 2019, e 'includono circa 880 milioni per i futuri impatti di Covid-19, di cui circa 730 milioni a copertura generica su crediti in bonis e circa 150 milioni a copertura specifica su crediti deteriorati'. 

Quanto agli aggregati patrimoniali, i finanziamenti verso la clientela sono pari a 403 miliardi, in aumento del 2,1% rispetto al 31 dicembre 2019. Il complesso dei crediti deteriorati netti ammonta a 14 miliardi, in diminuzione dell'1,5% rispetto al 31 dicembre 2019. L'incidenza dei crediti deteriorati sui crediti complessivi a giugno 2020 è stata pari al 7,1% al lordo delle rettifiche di valore e al 3,5% al netto. I livelli di copertura sono pari al 53,1% e al 63,6% per le sole sofferenze.

Le attività finanziarie della clientela si attestano a 962 miliardi, in aumento dello 0,2% rispetto al 31 dicembre 2019. La raccolta diretta bancaria ammonta a 438 miliardi, in crescita del 2,9% rispetto, mentre il complesso di raccolta diretta assicurativa e riserve tecniche e' pari a 164 miliardi, in diminuzione dell’1,2%.

Commentando l’operazione Ubi, Messina ha spiegato che ora per Intesa, "si apre un nuovo capitolo nella storia del gruppo”, dato che con l'acquisizione di Ubi Intesa si proietta “nelle primissime posizioni tra le banche dell'eurozona: diventiamo la seconda banca per capitalizzazione, la sesta per risultato operativo e l'ottava per totale attivo. Si tratta di un passaggio di grande rilevanza”. 

Immediata la reazione della Borsa alla semestrale di Ca' de Sass e all'annuncio della banca che chiederà l'approvazione della Bce per una distribuzione cash da riserve nel 2021 alla luce dell'utile netto 2019 allocato a riserve nel 2020. Il titolo dell'istituto segna un balzo del 4,32% a 1,782 euro.

 

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