Economia

Investimenti green, regolamentare la sostenibilità anche nel 2022

"Le aziende più che i governi devono impegnarsi sulle questioni sostenibili, come emissioni di carbonio, deforestazione e metano": l'appello degli analisti

Finanza, tra gli obiettivi del 2022 accelerare sulla regolamentazione dei processi d'investimento green: l'analisi di Schroders

Il cambiamento climatico rappresenta il grande tema e la grande sfida del presente. E accanto ad esso anche gli investimenti ESG in campo finanziario sembrano essere diventati mainstream. Secondo Bloomberg, a fine 2021 gli asset green hanno raggiunto 37.800 miliardi di dollari e dovrebbero arrivare a 53.000 miliardi entro il 2025, rappresentando un terzo di tutti gli asset in gestione a livello globale. Ora però, assodata la loro importanza, bisogna continuare con la regolamentazione dei processi d'investimento. A lanciare l'appello sono gli analisti di Schroders, multinazionale inglese di gestione del risparmio. 

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"La Cop15 dovrebbe riunirsi ad aprile in Cina e ci aspettiamo un accordo simile a quello di Parigi. L'ultimo summit - la COP26 di Glasgow - ha messo in evidenza le crescenti aspettative sul settore privato. Sono ora le aziende più che i governi a doversi impegnare su questioni sostenibili, come emissioni di carbonio, deforestazione e metano", rivelano gli analisti. 

"Un numero crescente di aziende, spiegano gli analisti, ha adottato target di azione per il clima attraverso la Science Based Targets initiative (SBTi), in linea con l'obiettivo dell'Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli pre-industriali".

"La regolamentazione sulla finanza sostenibile continuerà ad evolvere anche nel 2022. Quello che era un fenomeno prevalentemente europeo si sta ora diffondendo in altre aree geografiche, in particolare l'Asia. Sotto lo scrutinio non ci sono solo gli asset manager, ma tutta la catena del valore degli investimenti, come fondi pensione e compagnie assicurative, o gli intermediari e non solo in Europa con SFDR, ma anche nel Regno Unito e negli USA. Neanche i provider di dati o rating ESG ne sono esenti, con richieste crescenti per una maggiore trasparenza nelle metodologie e una migliore gestione dei conflitti di interesse", concludono gli analisti. 

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