Economia

Investire nel Sud sulle infrastrutture per il rilancio dell’agricoltura

 

di Giovanni Epifani *

L’Italia è sesta al mondo per la disponibilità d’acqua, eppure in molte regioni italiane è stato dichiarato lo stato di emergenza. Sono soprattutto le produzioni agroalimentari a sfruttarne di più: gran parte delle risorse idriche è destinata all’agricoltura irrigua (70% del prelievo di acqua dolce è, infatti, destinato all’irrigazione), che mostra livelli di produttività bassi e contribuisce pesantemente all’inquinamento di mari, laghi, fiumi e falde acquifere. Questo argomento ho voluto sviluppare il primo settembre durante la cerimonia di inaugurazione della Festa nazionale dell’agricoltura del Pd alla quale ho partecipato insieme al ministro della Coesione territoriale e del Mezzogiorno, Claudio De Vincenti. 
 Il 2017 si attesta come terzo anno più asciutto dal 1800, con deficit idrico che ha raggiunto circa il 50%.  Per far fronte a questa situazione e cercare di recuperare l’acqua, le politiche idriche nazionali hanno puntato a realizzare invasi e serbatoi che permettano di regolare il flusso, immagazzinando nei periodi piovosi e nevosi per attingere in quelli aridi.  Però le infrastrutture sono ormai vecchie se non obsolete, e necessitano di interventi di manutenzione per i quali i fondi sono già stati stanziati, e rimane ancora tutto bloccato a causa delle farraginose procedure burocratiche. Accanto a ciò, anche laddove esistono e sono disponibili infrastrutture relativamente nuove che potrebbero efficacemente ridurre il problema dell’emergenza idrica, come il sistema di dighe ed invasi esistente, queste non vengono utilizzate e rimangono solo uno sperpero economico: la maggioranza delle dighe non sono state collaudate, perciò quando nei bacini il livello delle riserve si alza, le acque vengono fatte defluire. 
Le attese burocratiche generano rallentamenti agli impianti di depurazione: gli interventi infrastrutturali conclusi di recente in Puglia, ad esempio, hanno permesso di ridurre da 7 a 4 gli impianti che scaricavano il prodotto finale nel sottosuolo, mettendo a repentaglio l’ambiente; ma il numero è estremamente esiguo rispetto a quanto si potrebbe fare: solo in Puglia ci sono 8 impianti già potenzialmente in grado di restituire una risorsa idrica idonea ai fini irrigui, ambientali e civili, ma non sfruttabili perché in attesa dell’esecuzione dei lavori sulla rete irrigua, di competenza dei Consorzi di bonifica.
  In questo contesto, si sta aprendo la stagione dello sviluppo rurale: stagione di grandi sfide per chi si occupa di risorse naturali quali suolo ed acqua, che dovranno promuovere azioni di prevenzione del dissesto idrogeologico, con l’obiettivo di riuscire a gestire le risorse d’acqua, conservandola e utilizzandola quando necessaria per l’economia delle aziende agricole.

Il settore agricolo è da sempre considerato tra i maggiori responsabili del consumo e dell’inquinamento delle acque: in Italia il consumo legato ad esso si aggira attorno all’70%  dell’acqua captata. Lo stesso sviluppo agricolo del nostro Paese è fortemente legato all’accesso all’acqua e gli ordinamenti irrigui rappresentano un punto di forza in termini reddituali ed occupazionali. Nel contesto Italiano la superficie irrigabile incide per oltre il 40% nei territori pianeggianti, per il 10% in collina e il 5% in montagna, in generale oltre l’85% del valore totale della produzione agricola italiana deriva da territori irrigui. 
Nel contesto sopradescritto emerge chiaramente la necessità di un intervento efficace che superi i rallentamenti burocratici ed intervenga in maniera efficiente per rispondere al problema: l’uso irriguo dovrà rispondere alle esigenze del settore agricolo con pratiche indirizzate al risparmio idrico, mirando anche ad incrementare i benefici per l’ambiente.
E’ necessario che si agisca in maniera intelligente, utilizzando al meglio i sistemi innovativi di carattere tecnico-ingegneristico, fornendo agli Enti supporto per quanto concerne la conoscenza e l’utilizzo delle innovazioni tecnologiche adottate nei sistemi irrigui. E’importante promuovere l’utilizzo di metodi smart che rispondano in maniera mirata alle esigenze dei terreni, così da ridurre gli sprechi e le alterazioni della struttura territoriale.
Da queste necessità, nasce l’idea dell’Agricoltura di Precisione (AdP): sistema di gestione integrato di osservazioni, misure ed azioni, finalizzate all’aumento della sostenibilità ambientale, climatica ed economica dell’agricoltura. E’, quindi, un metodo intelligente di sviluppo dell’agricoltura, che riduce il consumo di acqua e incrementa la produttività, grazie alla connessione e collaborazione continua con l’innovazione tecnologica e le scoperte scientifiche.
Lo sviluppo della AdP si basa ed è agevolato dal rapido sviluppo informatico, unito alle tecnologie satellitari. Queste ultime risultano fondamentali, infatti, sia per ridurre i volumi di acqua destinati all’irrigazione, che per limitare le infiltrazioni di sostanze chimiche nelle falde acquifere.
Nonostante i notevoli benefici, i dati forniti dal Ministero dell’Agricoltura segnalano come solo l’1% della superficie agricola italiana utilizzi la AdP. 
L’obiettivo che ci poniamo è, quindi, quello di espandere l’utilizzo dell’Agricoltura di Precisione al 10% della superficie, nell’arco temporale di 5 anni. I Piani di Sviluppo Rurale hanno già previsto politiche a favore dell’inserimento della AdP in tredici regioni Italiane, per quanto dispiace che tra queste non figurino due importanti regioni del Mezzogiorno, quali Campania e Puglia. 
 Il Ministero delle politiche agricole ha previsto l’inserimento di investimenti mirati a R&S (ricerca e sviluppo) e al Trasferimento tecnologico, nelle misure di incentivazione del Programma nazionale Industria 4.0: in tal modo, gli investimenti per l’innovazione agricola possono beneficiare dell’iperammortamento al 250% e del superammortamento. 
In tale contesto, ammodernare e rendere più efficienti i sistemi irrigui comporta enormi vantaggi sia da un punto di vista economico che di impatto ambientale. I miglioramenti andrebbero, inoltre, ad incrementare la competitività del nostro sistema agroalimentare, considerando infatti che la pratica irrigua contribuisce al mantenimento delle risorse paesaggistiche, fondamentali nell’attrazione dei turisti, con le conseguenti ripercussioni positive sullo sviluppo socioeconomico locale e nazionale.

*responsabile nazionale Pd dipartimento agricoltura