Economia
Ita-Lufthansa, l'affare lo fanno i tedeschi. E noi voleremo alle loro regole
L'accordo sarà presto ufficializzato. E l'Italia perderà la propria compagnia di bandiera. Con diverse conseguenze negative. Sui voli intercontinentali, ad esempio
Ita-Lufthansa, l'affare lo fanno i tedeschi. E noi voleremo alle loro regole
Oramai manca solo l'ufficialità. L'affare Ita – Lufthansa è considerato concluso e la definitiva stretta di mano potrà avvenire non appena ci sarà il definitivo via libera della commissione europea. Un passaggio che, a giudicare dalle dichiarazioni del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, potrebbe rappresentare una mera formalità: “Auspico – ha dichiarato dal Brasile, dove sta partecipando al G20 – che a chiudere la pratica sia l'attuale commissione, visto che conosce già il dossier”. Considerando che, salvo ulteriori imprevisti politici legati alla maggioranza europarlamentare, la nuova commissione dovrebbe insediarsi il primo dicembre, ben si intuisce che dalle parti del governo l'aspettativa è quella di vedere luce verde da Bruxelles entro fine mese.
Ita pronta a passare nelle mani dei tedeschi
L'accordo in questione non rappresenta una fusione. Si tratta, al contrario, della cessione di parte del capitale di Ita (attualmente interamente in mano pubblica) a Lufthansa. Con un investimento iniziale di 325 milioni di euro, il colosso tedesco acquisirà nell'immediato il 41% del totale. L'intenzione scritta nero su bianco però è quella di portare la percentuale al 100% entro pochi anni. L'investimento totale sarà di 829 milioni di euro, cifra su cui nei giorni scorsi la trattativa ha rischiato di arenarsi. Lufthansa infatti ha chiesto uno “sconto” o, per meglio dire, un aggiornamento (ovviamente al ribasso) delle stime fatte nel gennaio del 2023. Ma di fronte al rifiuto del ministero dell'Economia, i cui funzionari hanno seguito il dossier dall'inizio, alla fine la società con sede a Colonia ha deciso di non mandare in fumo un affare giudicato molto importante.
Cosa vuol dire per l'Italia avere una compagnia di bandiera “controllata”
Con questo accordo, Lufthansa entrerà in modo netto nel mercato italiano. Un mercato in crescita e dove la prospettiva è quella di poter aumentare l'offerta grazie al turismo. Una domanda però sorge spontanea: se per i tedeschi l'intesa si rivelerà un affare, per l'Italia invece cosa rappresenterà? L'effetto più importante è dato dal dover rinunciare a una vera e propria compagnia di bandiera. Quando il capitale di Ita passerà definitivamente nelle mani tedesche, le decisioni più importanti saranno prese a Francoforte. E questo non rappresenta solo un problema di ordine politico o di orgoglio nazionale. Al contrario, apre a questioni importante di ordine pratico.
Non avere una propria compagnia di bandiera infatti, vuol dire non avere più voce in capitolo nella gestione del settore del trasporto aereo. Le scelte verranno prese in Germania e a regolarle non saranno ragioni legate ad esigenze pubbliche ma solo ragioni riguardanti il mercato.
Non solo. C'è anche lo spettro di un ridimensionamento dei collegamenti da e verso destinazioni extra europee. Quando, nell'estate del 2023, il governo Meloni ha accusato le compagnie aeree di speculare sul costo dei biglietti, un importante operatore del settore ha lanciato una risposta sì ironica ma che potrebbe rivelarsi profetica: “Gli italiani acquistino pure mappe di Monaco o Francoforte, perché è lì che faranno scalo per le tratte più lunghe”. A pronunciare queste frasi era stato il Ceo di Ryanair, Eddie Wilson, a cui si potrebbe riconoscere (tra non molto) di avere avuto ragione.
Cosa manca per il “closing”
La trattativa tra Ita e Lufthansa è iniziata esattamente due anni fa. Nel gennaio 2023 la prima bozza di accordo, con la sottoscrizione delle cifre prima menzionate, poi il lungo iter per il via libera finale. Il dossier è andato nelle mani della commissione Ue per la tematica legata alla concorrenza. E in effetti, da Bruxelles non sono mancati altolà: secondo le istituzioni comunitarie, in particolare, l'accordo tra le due compagnie rischia di creare monopoli in alcuni scali.
In particolare a Milano Linate e a Roma Fiumicino, dove Ita e Lufthansa devono rinunciare ad alcuni slot a favore di altre compagnie. Alla vigilia del disco verde dell'Ue, ci si chiede se non si poteva evitare la vendita del vettore a una compagnia straniera. E la risposta, stando a quanto sottolineato da non pochi analisti, è quasi sempre negativa.
Roma paga lo scotto della vicenda Alitalia
Sul fronte del settore aereo, Roma ha pagato le inefficienti gestioni di Alitalia. Fallita l'ex compagnia di bandiera, Ita si è ritrovata da subito a dover lottare in un mercato sempre più affollato. La nuova società, in poche parole, è nata senza poter avere i mezzi da sola per sopravvivere. L'unica strada, per evitare licenziamenti e per veder naufragare anche l'ultimo tentativo di avere un vettore tra i cieli, era quella di affidare mani e piedi a un partner industriale. Anche dopo il “closing” il marchio Ita rimarrà e le insegne della società continueranno a essere inserite nelle livree degli aerei. Ma il prezzo subito dal nostro Paese, come detto, risuterà salatissimo.