Economia
Anche l'Ocse crede nell'Italia: Pil in rialzo ma il Pnrr è in ritardo
Secondo l'Ocse il 2023 si chiuderà con un Pil al +1,2% per l'Italia che fa meglio dell'Europa. L'inflazione è ancora troppo alta: è stimata al 6,4%
Ocse, lieve miglioramento per l'eurozona. L'Italia balza in avanti
L’inflazione resta l’emergenza da gestire per l’economia europea, che complessivamente mostra timidi segnali di ripresa ma annaspa ancora nella morsa della precarietà.
Lo conferma l’Economic Outlook presentato dall’Ocse, che stima che la pressione sui prezzi si manterrà al 6,4% mentre la crescita globale conferma la previsione di marzo 2023: sarà del 2,7% quest’anno - abbassandosi rispetto al risultato precedente dal 3,3% nel 2022 - per poi “aumentare” dello 0,2% nel 2024. Quanto alle economie del G20, gli esperti del Ocse prevedono un calo dell’inflazione dal 7,8% del 2022 al 6,1% del 2023 e al 4,7% del 2024.
Resta alta l’inflazione “core” - esclusa energia, cibo alcol e tabacchi - vista al 5,2% nel 2023 (in precedenza era atteso un calo al 4,3%) e al 3,6% nel 2024 (contro il 3,1% della previsione di novembre). In calo il tasso di disoccupazione, previsto all'8,1% nel 2023 e nel 2024 mentre in precedenza era fissato all'8,3% e 8,5%. Di conseguenza, gli allti tassi di interesse nel mondo stanno avendo ripercussioni sui mercati finanziari e sull’immobiliare.
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Ricapitolando, fa sapere l’ente economico, l'inflazione sta erodendo i redditi reali data la crescita salariale contenuta, così le condizioni finanziarie si stanno inasprendo e l'eccezionale sostegno fiscale correlato alla crisi energetica si sta gradualmente riducendo, pesando sui consumi privati e sugli investimenti. I risparmi accumulati dalle famiglie rimangono elevati, il che potrebbe favorire un più rapido rimbalzo di domanda interna di quanto attualmente previsto. Al contrario, i ritardi nell'attuazione del Pnrr potrebbero ridurre la crescita del Pil.