Economia
La nuova guerra fredda si combatte in Africa: in palio il futuro dell'energia
Burkina Faso, Repubblica Centro Africana, Mali sono in fuga verso l’orbita russo-cinese
Lato orientale, Mosca ha dichiarato che ci sono poco meno di 2.000 “istruttori russi” presenti nelle repubbliche centrali africane. Di questi circa 400 sono mercenari della Wagner in Mali. Mentre in Burkina Faso presenza e attività russe sono piuttosto vaghe, diciamo volontariamente vaghe. Negli ultimi mesi Central African Republic (CAR), Burkina Faso, Guinea e Mali hanno rafforzato la loro cooperazione militare con la Russia. La Cina in questi anni ha avuto una presenza militare insignificante nella regione; giusto qualche fornitura di armi come in Mali, dove ha fornito nove milioni di dollari in equipaggiamento militare (munizioni, armi leggere, apparati digitali di sicurezza e camion), firmando un memorandum per ulteriori forniture. Dal punto di vista degli investimenti civili, e gestione delle materie prime, in Sahel la Cina ha ormai soppiantato Francia e il resto della UE.
La China National Petroleum Company dal 2003 controlla le risorse petrolifere del Chad. Sempre sul lato petrolifero in Niger, nel 2021, la China National Petroleum Corporation (CNPC) ha iniziato la costruzione di una pipeline lunga 1950 km, che connetterà il bacino petrolifero di Agadem Rift (Niger) con il terminal petrolifero atlantico del porto di Sèmè-Kraké (Benin). La conduttura Niger-Benin Export Pipeline (NBEP) sarà pronta nel 2024 e permetterà al Niger di aumentare la produzione del suo deposito dagli attuali 20.000 a 120.000 barili al giorno.
Il Niger possiede il 7% delle riserve stimate mondiali di Uranio. Malgrado la presenza francese, la China National Nuclear Corporation (CNNC) e il governo del Niger hanno firmato una partnership (Somina) per gestire la miniera di Azelik. Parlando di Mali (dove la legione francese ha fatto tanto per portare pace e prosperità), nel 2021 la China Ganfeng Lithium Co ha acquisito il 50% delle quote della miniera di Goulamina, per 130 milioni di dollari.
Il Mali è anche ricco di oro, ferro, fosfati (quelli che l’Europa è disperatamente alla ricerca dopo aver chiuso la partita con i russi), manganese, bauxite. Il Mali si è anche assicurato investimenti da parte cinese, per un totale di 11 miliardi di dollari per due progetti ferroviari. In Mauritania la Pechino è presente nel settore ittico, minerale ed energetico: la cinese Poly Hong Dong Fishery Company ha un impianto per la processazione del pesce, del valore approssimativo di 200 milioni, a Nouadhibou.