Economia

La nuova guerra fredda si combatte in Africa: in palio il futuro dell'energia

di Enrico Verga

Burkina Faso, Repubblica Centro Africana, Mali sono in fuga verso l’orbita russo-cinese

Quali sono i numeri (e i rischi)

Prima di tutto ricordiamoci che, a partire dal 2016, i gruppi islamici sono aumentati nell’area. Gli incidenti e attacchi ai governi locali, perpetrati da radicali islamisti, sono aumentati dai 76 circa del 2016 agli oltre 2800 del 2022. I morti per questi attacchi sono cresciuti, nello stesso periodo, da 223 a 7052. In questo contesto di (in)sicurezza mappiamo succintamente l’attività civile e militare di Occidente e Oriente. Lato occidentale prima di tutto. Il 25% dell’energia francese proviene dalle sue centrali nucleari. L’Uranio proviene dalle miniere in Niger gestite dai francesi. Parigi, tuttavia, ha perso la presa commerciale sull’area.

La quota di commercio con le nazioni del Sahel è crollata dal 25% del 1990 a poco più del 5% (in media) di questi anni. Con la guerra in Ucraina e le sanzioni economiche occidentali contro la Russia, l’Africa torna ad essere vitale fornitore di gas per l’Europa. La UE importa il circa il 14% di gas liquefatto dalla Nigeria e vorrebbe raddoppiare queste quote. Il presidente nigeriano ha dichiarato che vorrebbe divenire il primario fornitore di gas all’Europa. La creazione di gasdotti che portino il gas in Europa è in discussione.

Algeria e Marocco, già sotto stress per quel che succede nel Sahel, si contendono il primato di divenire il fornitore di gas all’Europa, tramite condutture che collegheranno (sperano) le loro nazioni alla Nigeria. Da un lato il progetto marocchino prevede una conduttura di gas lunga 3.480 miglia, che, attraverso 13 regioni africane, sbarcherebbe in Marocco e poi Europa; un progetto che si stima possa essere realizzato in 25 anni. A questa soluzione si contrappone quella algerina con il suo Trans-Saharian Gas Pipeline che, con le sue 2.565 miglia, collegherebbe Nigeria e Algeria e richiederebbe solo tre anni di costruzione, stimano gli algerini. Sono due progetti poco apprezzati da Russia e Cina. 

Sul fronte della sicurezza l’Occidente continua a fare buoni affari in Africa. Nel 2017 gli Usa han venduto 12 super Tucano, aerei da guerra leggeri, alla Nigeria. Nel pacchetto erano incluse anche bombe e razzi per un totale di mezzo miliardo di dollari di contratto. Nel 2022 gli Usa son tornati alla carica con i nigeriani, vendendo loro 12 elicotteri d’attacco, relativo training ed equipaggiamenti per oltre un miliardo. Armi con cui il governo ha creato un piccolo scandalo, bombardando non solo i ribelli ma pure villaggi e scuole piene di bambini.