Economia
Lavoro, il mercato rimette il turbo: boom di edilizia, digitale e turismo
Presentati gli esiti dell’indagine “Italiani e lavoro nell’anno della ripartenza” della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro
A favorire tali risultati, le buone performance di alcuni settori. In primis, l’edilizia, che tra il primo trimestre 2019 e il 2023 ha visto aumentare di 214mila unità il numero di occupati (+16,5%). Il maggior aumento in termini percentuali, però, lo registra il settore dell’informazione e della comunicazione (157mila occupati in più, +27,5%). L’ultimo anno, poi, ha visto il boom del turismo, che tra il primo trimestre 2022 e il 2023 ha segnato un +10,3% che ha guidato il settore sopra i livelli pre-Covid.
Tra i fenomeni più interessanti riscontrati dalla ricerca, la forte caratterizzazione demografica della crescita occupazionale. Tra il primo trimestre 2019 e lo stesso periodo del 2023, a fronte di un aumento di 474mila lavoratori, i giovani (15-34 anni) sono aumentati di 272mila unità (+5,4%, più che doppio rispetto al totale). Un trend che nell’ultimo anno sembra in consolidamento, con un ulteriore balzo in avanti pari al 3,9%. La riduzione della popolazione di età intermedia, soprattutto 35-44enni, ha causato un crollo degli occupati di cui hanno beneficiato giovani e senior.
Tra gli over 55, l’incremento è stato del 14,8%. A contraddistinguere le tendenze dell’ultimo anno anche l’aumento del lavoro a tempo indeterminato. Rispetto al 2019 ci sono 613 mila occupati in più (+4,2%) e solo nel 2023 la crescita è stata del 3,7% (+542 mila), a fronte di un incremento del lavoro temporaneo molto più contenuto (+2,7% tra 2019 e 2023). La crescente concorrenzialità tra le imprese per l’acquisizione dei
profili sempre più irreperibili sul mercato rappresenta un volano decisivo. È indicativo, poi, che proprio tra i giovani si registri il maggior aumento del tempo indeterminato (+13,4%, pari a 355mila occupati in più). Eppure, il fenomeno che più denota il dinamismo del mercato del lavoro è la sua accresciuta mobilità: il 6% degli occupati dichiara di aver cambiato lavoro negli ultimi due anni, ma tra i giovani la percentuale sale al 13%.
A questi si aggiunge un 13% che si sta attivando per farlo, mentre il 26% non ha ancora compiuto azioni specifiche ma desidera un cambiamento professionale. Se la maggioranza dichiara di aver cambiato perché insoddisfatto della propria condizione (41%) e per assecondare un desiderio più generale di cambiamento della propria vita (16%), non stupisce che, dopo la crescita salariale, tra i fattori più ricercati nel nuovo lavoro emerga un migliore equilibrio lavoro-vita privata (30%).