Economia

Levi's, i jeans valgono 6,55 miliardi. Campanella a WS per diventare oversized

Levi Strauss ha fissato a 17 dollari il prezzo di collocamento, cosa che valuta il gruppo 6,55 miliardi di dollari. La forchetta indicata andava dai 14 ai 16 dollari ad azione. A metà di quel range il produttore di jeans sarebbe stato valutato 5,8 miliardi. 

Levi's raccogliera' cosi' 623,3 milioni di dollari dal suo ritorno in borsa, atteso oggi al New York Stock Exchange con il simbolo LEVI. L'azienda si era gia' quotata nel 1971ma poi effettuo' un delisting nel 1984. In documenti precedentemente depositati presso la Securities and Exchange Commission, l'azienda aveva detto che avrebbe venduto 36,7 milioni di titoli di cui circa 27,2 milioni dai soci e 9,5 milioni dal gruppo. Entro 30 giorni gli underwriters capitanati da Goldman Sachs e JP Morgan potranno comprare al prezzo di collocamento, meno commissioni e sconti, 5,5 milioni di titoli addizionali venduti dal gruppo.

Trentaquattro anni dopo essersi chiusi alle spalle la porta di Wall Street, i jeans Levi's tornano così in Borsa per un secondo battesimo che dovrebbe tenersi in pompa magna. Il denaro raccolto dovrebbe dotare la società, simbolo dello stile di vita americano, di "maggiore flessibilità finanziaria" per le sue spese operative e possibilmente effettuare "acquisizioni e altri investimenti strategici".

Il ritorno di Levi's nel mercato azionario arriva in un momento in cui il settore del denim si trova a fronteggiare la concorrenza della cosiddetta "athleisure", tendenza ispirata allo sportswear ma che non ha necessariamente lo scopo primario di servire per il esercizio fisico. Motivo per cui l'azienda ha continuato a svilupparsi geograficamente soprattutto nei paesi emergenti (Cina, India e Brasile), dove il suo margine di crescita è ancora significativo. La prima quotazione di Levi's risale al 1971, ma si conclus nel 1985 con un leveraged buyout orchestrato dalla famiglia del fondatore.