Economia
Lo scenario politico del PD. Programmi o solo opposizione?
Intervista ad Alessia Potecchi, Presidente dell'Assemblea del PD di Milano
Un paio di giorni fa il Magazine “Democratica” poneva a Matteo Richetti questa domanda: Esiste un problema di linea politica?
Matteo Richetti rispondeva così: “Esiste un problema di ambiguità. Dobbiamo riscrivere le definizioni del nostro vocabolario, non cambiare le parole. Dobbiamo dire agli elettori che ci trovano sempre dalla stessa parte, parafrasando De Gregori, al nostro posto. Europeismo, ambientalismo, riformismo, contrasto alle disuguaglianze. Cosa ci sta dentro a queste definizioni? Bisogna rifondare un pensiero nuovo, senza inseguire quello di altri”.
Affrontiamo questi temi con Alessia Potecchi, Presidente dell'Assemblea del PD di Milano
“Penso che siamo certamente entrati in una fase politica complessa, il voto del 4 marzo è stato chiaro sia sul piano nazionale, sia su quello regionale in Lombardia. La posizione del PD è quella che ci consegnano e ci indicano gli elettori, un’opposizione che sarà certamente attenta e costruttiva, senza livore e da cui partiremo per riconquistare quella fiducia che è venuta meno”.
Ma in termini di programmi, cambia qualcosa?
“Penso anche che in questo scenario che si è determinato nostro compito sia quello di non rinunciare ai nostri programmi, alla proposizione di azioni e idee da portare avanti, non dobbiamo inseguire i nostri avversari perdendo tempo e focalizzandoci solo su alleanze o posizioni, ma è necessario riportare all’ODG quelli che sono i problemi che sono dinnanzi a noi: il lavoro, dove i dati ancora una volta ci dicono che l’occupazione è nettamente migliorata e dobbiamo ora concentrarci non solo sulla quantità dei posti di lavoro, ma sulla loro qualità in termini professionali e contrattuali, la ripresa economica, la presentazione imminente del DEF, gli investimenti, la riduzione delle disuguaglianze sociali”.
Si parla di continuamente di politica fiscale, ma i cittadini non hanno capito granché di quello che succederà. Che cosa dovremmo sperare che accada?
“Occorre una politica fiscale migliore, che semplifichi al massimo il pagamento delle imposte da parte del contribuente: sono stati fatti passi in avanti con il modello precompilato, ma è certamente da perfezionare e migliorare. Una politica fiscale che sia equa e realizzabile perché a mio parere la Flat Tax proposta dal centro destra non è assolutamente concretizzabile e giusta. Il pagamento delle imposte reputo che debba essere progressivo, le tasse si pagano in base al reddito percepito come recita la nostra Costituzione e sono fortemente convinta che il metodo proporzionale, cioè l’aliquota unica per tutti, avvantaggi i ceti più ricchi e svantaggi quelli più bassi che pagherebbero di più. L’economia la si fa con i calcoli e i numeri e, dati alla mano, gli scaglioni dei redditi più alti sono quelli che con la Flat Tax risparmierebbero di più senza contare che questo tipo di proposta fiscale si basa sulla abolizione secca di tutte le detrazioni e le deduzioni. Ad esempio si tratterebbe in particolare di detrazioni rilevanti e importanti per i meno abbienti: mutui per la casa; prestazioni assicurative; agevolazioni per la famiglia ecc… Aggiungo inoltre che mancano le coperture economiche per realizzare questo tipo di proposta fiscale, non ci sono e non si possono creare le condizioni economiche per metterla in atto, occorrono per l’aliquota unica al 15% come vuole la lega ben 60 miliardi di euro”.
C’è qualche altro tema che le sta a cuore?
“Si, vorrei toccare un altro tema che reputo importante e che occorre porre al centro del dibattito politico: L’Europa. In questo momento il suo rafforzamento da un punto di vista economico e sociale è un punto di riferimento imprescindibile con cui affrontare le grandi sfide di oggi, l’immigrazione, i giovani, la disoccupazione giovanile, la questione sociale. La dialettica politica in Europa negli anni della crisi (2008-2017) ha visto prevalere una rigorosa linea di austerità contabile che ha creato seri problemi ai Paesi europei, in particolare all’Italia e alla Grecia, che avevano deficit pubblici elevati e fragilità bancarie. La linea dell’austerità ha avuto riflessi negativi per l’Europa, anche per la Germania e la Francia ed ha determinato la Brexit. Ora c’è una ripresa economica in atto. Le scelte politiche ed economiche che si prospettano per l’Europa sono diverse:
a) c’è l’opzione franco-tedesca di archiviare la politica di austerità, di rafforzare il pilastro sociale, di fare dei passi in avanti sulla strada dell’integrazione politica, finanziaria e sociale per contrastare le spinte centrifughe.
b) c’è la richiesta di Junker di rafforzare i poteri della Commissione e del Parlamento Europeo, contrapposta alla linea che invece tende a trasferire tutti i poteri di decisione alla riunione di tutti i 27 membri della UE anziché a quello dei 19 paesi che adottano la moneta unica. E’ la posizione dell’Olanda, Estonia, Finlandia, Irlanda, Lettonia, Lituania, a cui si aggiungono Danimarca e Svezia (anche se queste ultime due hanno ancora le proprie valute nazionali).
c) ci sono sul versante Est dell’Europa quattro Paesi del Patto di Visegrad (Cechia, Slovacchia, Polonia e Ungheria) che si muovono per conto proprio, a partire dai problemi della migrazione, con una visione nazionale sovranista.
Come dovrebbe comportarsi l'Europa?
"L’Europa a mio parere deve fare i conti e competere in un mondo dominato dai grandi blocchi di potere russo, americano e cinese. Non possiamo rimanere indifferenti ad una vera e propria guerra doganale, guerra tra tre colossi, se l’Europa non è unita e non ha una posizione viene stritolata. In questa operazione il nostro Paese è quello che rischia di pagare di più degli altri perché siamo il secondo paese esportatore e che ha maggiori interessi in questo settore, quindi un’Europa che ritrova la sua forza e la sua coesione è fondamentale e bene ha fatto il Presidente Mattarella a mettere il tema sul tavolo”.
Come giudica questo scenario?
“E’ uno scenario preoccupante. L’Europa non può rimanere dentro al guado. L’euro deve essere accompagnato gradualmente da decisioni che facciano evolvere l’unione economica in unione politica. Il tema dell’Europa deve tornare al centro del dibattito. Questi gli argomenti e i temi da mettere al centro del dibattito politico, la campagna elettorale è terminata, occorre rimboccarsi le maniche e dare le giuste risposte ai problemi del Paese".