Economia
Lvmh, Belloni si mette in proprio: "Pronto a investire in Italia"
Il numero due di Bernard Arnault in Italia: "Ho già un cantiere navale a Pisa e dei centri di Padel con mio figlio"
Belloni: Lvmh punta ancora sull’Italia, pronti investimenti
Toni Belloni, che compirà settant'anni tra qualche mese, ride nella sua intervista a Corriere Economia. «Mi piace definirmi un CEO, Chief Energy Officer», scherza il numero due di Bernard Arnault, il magnate di LVMH. A fine marzo, è stato annunciato che Belloni lascia il consiglio di amministrazione e il ruolo di direttore generale per dedicarsi a progetti strategici e alla filiale italiana.
Questi cambiamenti sono avvenuti dopo l'assemblea. Quando gli si chiede il motivo di questa decisione, spiega: «Le dirò una cosa che farà ridere mia moglie Giovanna. La mia vita si articola in cicli di 23 anni: dopo 23 anni di formazione, ho trascorso altri 23 anni alla Procter & Gamble. Nel 2001 sono entrato in LVMH, dove ho lavorato altri 23 anni durante i quali abbiamo ottenuto risultati straordinari. Uscire ora è una decisione positiva sia per me che per l'azienda, che ha bisogno di nuove prospettive e di un team più giovane, che possa guidare la successione futura del signor Arnault. È un passaggio che abbiamo pianificato insieme da tempo. Ma non ho intenzione di ritirarmi, continuerò sicuramente a lavorare. Oltre a collaborare con LVMH, avrò più tempo per la mia famiglia e per altri interessi. Rimarrò nel consiglio di amministrazione di Barilla, dove sono stato per 9 anni, e ho alcuni progetti imprenditoriali personali. Ma la parola "pensione" non fa parte dei miei piani».
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Quando gli si chiede quali siano questi progetti, risponde: «Ho un cantiere navale a Pisa con alcuni amici, ho investito in un marchio australiano chiamato Deus Ex Machina, specializzato in motociclette e surf, e ho anche dei centri di Padel con mio figlio Francesco, oltre ad investimenti in aziende italiane. Tutto molto divertente!».
Riguardo al suo ruolo di braccio destro di Arnault, Belloni riflette: «È stata una delle esperienze imprenditoriali più straordinarie degli ultimi 20-25 anni. Avere un ruolo di leadership è stato un privilegio incredibile. Il signor Arnault è il fondatore, ma è coinvolto attivamente nell'attività operativa. È appassionato e si concentra sulle questioni critiche. Nonostante sia il numero uno, ogni sabato visita i negozi, un esempio per me e per i 210.000 dipendenti del gruppo. Dopo così tanti anni, riesce ancora a vedere le cose dal punto di vista dei clienti. Il signor Arnault incarna l'esigenza tipica della cultura francese. La qualità è essenziale, i dettagli contano e l'obiettivo è l'eccellenza in tutto ciò che facciamo». Mentre parliamo, il gruppo LVMH è cresciuto notevolmente: nel 2001, contava circa 60 marchi con ricavi di 12,2 miliardi di euro. Oggi, gestisce 75 maison e ha generato un fatturato nel 2023 di 86,2 miliardi di euro.
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Belloni riflette sul suo contributo: «Con l'aiuto di un team eccezionale, credo di aver portato energia positiva, analisi strategica e un chiaro orientamento strategico. Ho avuto l'opportunità e la sfida di assumere il mio incarico subito dopo l'11 settembre 2001. Le crisi sono opportunità per ripensare le strategie aziendali. Abbiamo analizzato il nostro portafoglio e abbiamo optato per una strategia di crescita interna, concentrandoci sulle maison più importanti e a maggior potenziale, e cedendo quelle meno rilevanti. Questa rimane la nostra strategia principale. Ciò non significa che abbiamo smesso di fare acquisizioni. Nel corso degli anni, abbiamo integrato marchi come Hublot, Bulgari, Loro Piana, Tiffany e altri ancora. Le storie delle nostre maison sono affascinanti, vere e proprie saghe che attraversano i secoli».
Quando gli si chiede di citare la sua preferita, risponde: «Non posso non menzionare Louis Vuitton, la maison più prestigiosa. Fondata a metà dell'Ottocento, si è evoluta insieme ai cambiamenti nei mezzi di trasporto: dalle carrozze ai treni, fino alle automobili. Oggi, i trolley Louis Vuitton sono un'icona negli aeroporti di tutto il mondo. Guardando al futuro, continueremo a essere i pionieri dell'arte di viaggiare, anche con l'avvento di droni, razzi e veicoli a guida autonoma. Sono molto affezionato anche a Sephora. Acquisita alla fine degli anni '90 per circa 400 milioni di euro, quando sono arrivato nel 2001 era in difficoltà finanziarie, ma abbiamo deciso di mantenerla e trasformarla da distributore a vera e propria maison, focalizzandoci su elementi distintivi, sui mercati più promettenti e sull'offerta di prodotti innovativi. Vent'anni dopo, Sephora è diventata il principale rivenditore di prodotti di bellezza al mondo, con un fatturato di 16 miliardi di euro all'anno». Parlare con Belloni è un'esperienza coinvolgente e illuminante, che offre una visione privilegiata del mondo degli affari e della gestione aziendale.