Economia

Manovra, arrivano 500€ in busta paga.Quanto frutta il taglio del cuneo fiscale

La cifra reperita in vista della presentazione della nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (Nadef) è di 5 miliardi di euro

Ridurre il cuneo fiscale, l’obiettivo minimo comune multiplo della classe politica italiana che ad anni ne propone la riduzione ma poi, chissà perché, non trova mai modo di tagliare le spese per concretizzare la manovra che pure piace da sempre anche a organismi internazionali come l’Fmi che l’ha consigliata ancora lo scorso febbraio. Se come pare probabile la nota di aggiornamento al Def si allineerà, decimale più decimale meno, sulle previsioni dell’Ocse che parlano di un Pil stabile quest’anno e in crescita di un modesto 0,4% l’anno prossimo, l’alleggerimento della pressione fiscale-contributiva sui salari potrebbe rivelarsi la principale se non l’unica vera misura a sostegno della crescita.

roberto gualtieri
 

Ma chi godrà nel concreto di un beneficio? Secondo le ultime indiscrezioni si starebbe ragionando su un taglio interamente a favore dei lavoratori, attraverso un calo di 5 miliardi di euro l’anno (15 miliardi nel prossimo triennio) del cuneo stesso. Soldi da recuperare più con tagli alle spese che con nuove tasse, per favorire un incremento dei consumi. In soldoni sarebbero circa 500 euro netti all’anno in più nelle tasche dei lavoratori, che cumulati garantirebbero 1.500 euro netti in più a fine triennio.

Somma che potrebbe essere legata ad un credito d’imposta, magari mediante la sterilizzazione del “bonus Renzi” da 80 euro mensili, o ad un taglio dei contributi a carico dei lavoratori. In entrambi i casi i 5 miliardi l’anno di minori entrate/maggiori spese potrebbero essere copertio con un mix di tagli alla spesa “improduttiva” e tramite un parziale incremento dell’Iva (ad esempio ritoccando dal 10% al 13% l’aliquota intermedia), tenendo presente che si parte da contributi in busta paga del 9% a carico dei lavoratori e che ogni punto percentuale che si volesse ridurre costerebbe circa 2,5 miliardi di euro l’anno.

LP 9562043

Il viceministro dell'Economia Antonio Misiani

In entrambi i casi si punterebbe a lasciare più soldi nelle tasche degli italiani, magari erogando la cifra assieme a una mensilità (si è parlato di luglio, alla vigilia delle ferie estive), come una sorta di “quattordicesima”, per stimolare la domanda interna e così far accelerare la crescita, altrimenti sempre asfittica e molto dipendente dall’andamento dell’export. Restano tuttavia molte incognite in grado di determinare l’esito dell’intera manovra.

Anzitutto resta da capire se la misura sarà “erga omnes” o con un tetto alle retribuzioni e se questo sarà di 26 mila euro, ricalcando la platea dei beneficiari del bonus da 80 euro più gli incapienti, di 35 mila euro, o più elevato. Ovviamente più si alza l’asticella maggiore sarebbero le coperture da trovare e più “spalmato” l’effetto della misura. Poi resta da capire se effettivamente si tratterà di taglio del cuneo fiscale, ossia di una riduzione delle imposte dirette (Irpef) sul reddito da lavoro dipendente, o se non avrà piuttosto natura di “bonus” con l’erogazione, appunto, a chi rientri entro determinati limiti reddituali di una “una tantum” senza che le aliquote Irpef siano in alcun modo modificate.

(Segue...)