Mediobanca: le sofferenze bancarie? Gestirle in house. Stop alla vendita
Secondo l'ufficio studi di Mediobanca, la cessione in blocco da parte delle banche degli Npl comporterebbe una perdita del 40% del loro patrimonio
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
Sofferenze bancarie, chi fa da sè fa per tre. Mentre il vicepresidente della Commissione Europea, Valdis Dombrovskis, ha fatto sapere che i ministri delle finanze della Ue e l'esecutivo comunitario discuteranno del coordinamento del lavoro per stimolare lo smaltimento dei crediti bancari deteriorati al vertice informale che si terrà il 7 e 8 aprile a Malta, Mediobanca presenta un'analisi basata sui numeri dei bilanci 2015 di 492 istituti di credito (96% del settore) da cui emerge che cedere in blocco i crediti deteriorati è un pessimo affare per le banche italiane.
"Se ipotizzassimo una cessione in blocco di tutti i 176 miliardi di crediti deteriorati netti alla metà del loro prezzo contabile - spiega infatti il responsabile dell'ufficio studi di Piazzetta Cuccia, Gabriele Barbaresco - si abbatterebbe il patrimonio netto tangibile del 40%".
Secondo lo studio di Mediobanca, le banche italiane hanno sofferenze con un valore contabile del 42% che è in linea con il valore medio di realizzo secondo quanto emerso dai dati della Banca d'Italia: 43% tra il 2006 e il 2015 mentre gli attori del mercato degli Npl, fondi per intendersi come Algebris, Fortress o, ancora, Banca Ifis, acquistano ad un valore del 23% del nominale.
Da qui la forte perdita patrimoniale dalla cessione in blocco. Da preferire quindi, è il messaggio del report degli analisti di Piazzetta Cuccia, la gestione in house delle sofferenze da parte della banca: il valore di realizzo in questo casi è del 47% rispetto al 23% derivante dalla cessione a terzi. Un discorso che fila liscio e non fa una piega. Al netto, però, sempre di eventuali pressing della Vigilanza. Mps docet.