Economia
Mediobanca, Nagel incassa la riconferma, ma Del Vecchio marca la distanza
L'assemblea di Mediobanca per il rinnovo del Cda
Dopo le indicazioni dei grandi proxy advisor, Alberto Nagel incassa la fiducia di un'ampia maggioranza degli azionisti votanti in assemblea, in gran parte fondi e investitori istituzionali, blocco che ha votato (il 67,6% pari al 44,2% del capitale totale) per la lista presentata (per la prima volta nella storia della merchant) dal consiglio di amministrazione uscente, board che così oltre a ottenere 13 posti su 15, fra cui la riconferma per un altro triennio della triade di vertice Pagliaro-Nagel-Vinci, ha ricevuto anche una convalida della bontà dell’orientamento strategico ideato dal Ceo negli ultimi due piani industriali. Piani di diversificazione del business in cui Piazzetta Cuccia ha incentrato il proprio driver di crescita sui ricavi commissionali, sia da wealth management e private bancking sia da corporate&investment banking.
In più, Nagel ha incassato anche l’approvazione quasi plebiscitaria dell’assemblea (il 98,9%) per le modifiche statutarie proposte per la nuova fase di Piazzetta Cuccia, in cui da ora in poi sarà possibile nominare anche un Ceo esterno alla banca, non necessariamente un manager interno.
Nell'assemblea odierna, sottraendo al 44% dei voti del capitale raccolti il 12,6% del patto di consultazione di Doris&C, resta un 31,4%, composto presumibilmente in gran parte da investitori istituzionali, che ha deciso di sostenere i candidati del board uscente. Alla precedente assemblea, nel 2017, la lista di maggioranza era stata presentata invece dal vecchio patto di sindacato, che con in cima UniCredit raccoglieva il 30% del capitale, a cui era aggiunto il voto di un altro 7% per un totale del 37%. Ciò significa che la convergenza del mercato sulla lista che rappresenta quindi il management ed è espressione della gestione della banca è più forte che in passato.
Quello che invece il Ceo non ha riscosso è il voto del principale azionista del gruppo, quel Leonardo Del Vecchio ora detentore del 10,2% del capitale, il nuovo dominus pronto a salire fino al 20%. Delfin infatti ha votato la lista per i due posti riservati alle minoranze da Assogestioni, espressione di investitori istituzionali e che riconfermava i nomi di Angela Gamba e Alberto Lupoi.
Un segnale che, secondo quanto spiegano ad Affaritaliani.it alcune fonti finanziarie che seguono da vicino le vicende del patron del colosso dell’occhialeria Essilux, va letto “come un segnale di distanza rispetto anche all’atteggiamento avuto dal management nei confronti di Del Vecchio in questo ultimo anno”.
Le fonti si riferiscono alle richieste di attenzione che negli ultimi sei mesi Piazzetta Cuccia avrebbe messo sul tavolo del governo in occasione del rafforzamento dell’imprenditore nella catena societaria che da Mediobanca arriva fino a Generali, mettendone a rischio l’indipendenza. Un dossier sul quale l’esecutivo era pronto alla modifica delle regole del golden power.
In occasione dei lavori odierni, era escluso che Del Vecchio votasse per la lista Bluebell, la grande sconfitta di questo appuntamento che, rispetto all’1% del capitale depositato ha ricevuto solo uno 0,5% in più dei voti.
Il motivo? Delfin non è un socio attivista e l'esprimere la propria preferenza per i candidati di Bivona&C sarebbe significato anche avallarne la linea strategica di critica e di rottura rispetto a quella di Nagel, contraddicendo quanto invece dichiarato di fronte alla Vigilanza riguardo alla propria natura "di investitore paziente di lungo periodo" nel chiedere l’autorizzazione a salire nel capitale.
Anche se qualcuno parla di deboli segnali di riavvicinamento fra Del Vecchio e il management, in realtà i rapporti rimangono freddi (rare le telefonate, solo una da parte di Mr Luxottica in occasione del superamento della soglia del 10%). Ora, con alcuni appuntamenti chiave all’orizzonte come il rinnovo in primavera del consiglio di amministrazione della grande controllata Generali, rinnovo da cui dipenderanno le nuove strategie del Leone per il prossimo triennio, il vero tema d’interesse del patron di Essilux e che potrebbe portare anche a una richiesta di capitale ai soci da destinare alla grande crescita dimensionale, la diversità di vedute potrebbe deflagrare.
Intanto, in Borsa, il titolo (-5,7% a fine seduta dopo una mattinata comunque pesante in cui ha lasciato sul terreno il 4,5%) ha accusa la generale flessione del Ftse-Mib, in cui gli investitori spaventati dal peggioramento dello scenario Covid hanno premuto il tasto delle vendite.