Economia
Mediobanca, più dividendi. Nagel ora punta su private banking e gestito
Trimestrale sopra le attese per Mediobanca, che incrementa la cedola del 37%
Mediobanca stabile a Piazza Affari, dopo risultati apparsi migliori delle attese per quanto riguarda il quarto trimestre dell’esercizio 2016/17, chiuso con un utile netto di 136,3 milioni di euro contro attese di consenso attorno ai 108 milioni. L’intero esercizio ha messo a segno 750 milioni di profitti, in crescita del 24%, contro attese di consenso per 720 milioni, il tutto a fronte di ricavi aumentati a fine esercizio del 7,3%, al record storico di 2,2 miliardi. Ai maggiori ricavi hanno concorso anche il ramo ex Barclays con 83,8 milioni, l’attività della londinese Cairn Capital, contabilizzata per 12 mesi (rispetto ai soli 6 mesi dell’esercizio precedente) e quella di Banca Esperia (al 100% anziché al 50%nell’ultimo trimestre dell’esercizio).
Tutte le divisioni hanno comunque contribuito al risultato, mostrando utili in crescita un costo del rischio in calo in tutte le linee di business e consentendo al risultato operativo del gruppo di salire a 855 milioni a fine esercizio (+16%). Tra i singoli risultati, si segnalano utili superiori ai 250 milioni per le divisioni Corporate and Investing Banking (254 milioni, +14%) e Consumer-Compass (258 milioni, nuovo record storico, +68%).
Hanno contribuito all’utile anche 15,2 milioni emersi dall’acquisizione Barclays che tuttavia sono stati quasi integralmente assorbiti dagli oneri di integrazione di Banca Esperia (14,9 milioni). Il Wealth Management chiude ricavi con un utile di esercizio di 55 milioni (+45%) a fronte di ricavi per 460 milioni, pari al 20% del gruppo, e con masse in gestione salite da 42,2 a 59,9 miliardi (+43%) per effetto della crescita organica (circa 4 miliardi) e delle acquisizioni, mentre il Principal Investing beneficia come sempre del contributo di Generali (264 milioni, +3%), assicurazione nel cui capitale Mediobanca ha ribadito di voler calare al 10% dall’attuale 13,24% entro il 2019, e di ulteriori cessioni di partecipazioni azionarie per circa 340 milioni (che hanno generato utili per 162 milioni), chiudendo così con un utile di 422 milioni (+13%). Il margine di intermediazione ha raggiunto nel complesso i 538,8 milioni (+2%), risultando poco sotto i 548,8 milioni attesi dagli analisti. Bene anche il margine di interesse (332,7 milioni, +10,5% rispetto al quarto trimestre 2015/16) e le commissioni nette (120,7 milioni, +5,9%).
Il costo del rischio come detto cala, a 87 punti base (37 punti base meno di un anno prima), “in netto miglioramento rispetto ai target del piano”. Anche gli indici patrimoniali si rafforzano ulteriormente, salendo ai “livelli maggiori post-crisi”: il Core equity Tier 1 sale dal 12,1% al 13,3%, il Total Capital ratio passa dal 15,3% al 16,9%, mentre il leverage ratio è rimasto stabile al 9,5%. Il Cda può così proporre un dividendo di 0,37 euro, più robusto del 37% rispetto alla cedola staccata nel precedente esercizio (0,27 euro), con un incremento del pay out dal 38% al 43%. In conference call il numero uno di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, ha ribadito che la partecipazione in Generali “continua ad essere cruciale” per la generazione di capitale e utili di Mediobanca, che resta a “totale supporto” della compagnia triestina “dal punto di vista dello sviluppo”. Se però la crescita dei “risk weighted asset” di Mediobanca richiedesse più capitale di quello che la banca produce, ”il management prima di chiedere nuovo capitale ai soci mobilizzerebbele risorse del gruppo, tra cui la stessa quota in Generali", ha sottolineato Nagel.
(Segue...)