Economia
Mediobanca, più dividendi. Nagel ora punta su private banking e gestito
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Trimestrale sopra le attese per Mediobanca, che incrementa la cedola del 37%
Quanto alla quota del 6,2% detenuta in Rcs, Mediobanca mantiene “un atteggiamento aperto” e “flessibile” in attesa di vedere l’evoluzione della società sotto la guida di Urbano Cairo, già riuscito nell’impresa di far chiudere in utile i conti semestrali dell’editore di Via Solferino per la prima volta da nove anni in qua e di far risalire le quotazioni a 1,3 euro (contro gli 1,2 euro del prezzo di carico per Mediobanca). “Quella in Rcs è per noi una quota piccola, non ci cambia i numeri tenerla o venderla. Abbiamo un atteggiamento aperto, valutiamo” ha ribadito Nagel rispondendo a una domanda durante la conferenza call. “L’interlocuzione che abbiamo con Urbano come azionisti - ha poi aggiunto Nagel - ci fa pensare che la società abbia migliori prospettive, quindi abbiamo un atteggiamento flessibile. Siamo orientati a comprendere l’evoluzione della società per capire se il nostro target di vendita può essere rivisto al rialzo”.
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Diversa la prospettiva per la quota in Atlantia, destinata ad essere ceduta nel primo trimestre dell’esercizio 2017-18 (iniziato a giugno) e dalla quale Piazzetta Cuccia si attende una plusvalenza di 70-80 milioni di euro. Una nota a parte merita CheBanca: anche grazie all’acquisizione delle attività di Barclays Italia, un anno fa, l’istituto ha raddoppiato le dimensioni e triplicato l’utile netto (27 milioni contro 8,5 milioni). I ricavi sono saliti a loro volta del 43%, raggiungendo i 274,6 milioni, con un apporto delle attività ex Barclays di quasi 84 milioni. Il margine di interesse sale del 38% a 205,3 milioni grazie ai maggiori volumi e al calo del costo della raccolta, mentre le commissioni crescono di quasi il 60% a 69 milioni beneficiando dell’incremento della raccolta indiretta.
A partire dal prossimo esercizio sono inoltre previste sinergie di costo e ricavi, grazie alla razionalizzazione ed integrazione delle strutture che porterà alla chiusura di 33 filiali e all’ulteriore riduzione degli organici (110 persone che si aggiungono alle 127 uscite volontarie registrate nell’esercizio 2016-17). Prosegue inoltre lo sviluppo di una rete di consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede, con circa 100 assunzioni previste all’anno rispetto agli attuali 70 consulenti. Mediobanca punta anche a sviluppare “un polo di alternative asset management” facendo in questo caso leva su Cairn Capital.
“Il nostro sforzo su questo fronte - ha segnalato Nagel - è già in corso da qualche anno, ma vedrà un’accelerazione nell’esercizio 2017/18”, appena partito. L’obiettivo che piazzetta Cuccia si è data al riguardo è di “portare a circa 3 miliardi l’anno, stabili”, l’apporto di nuove masse, sia con nuove acquisizioni sia tramite uno sviluppo organico. A tal fine si svilupperanno già da settembre “prodotti che siano in grado di intercettare le esigenze di rendimento tipiche delle nostre controparti” come in particolare “ prodotti di credito strutturato, che hanno a che fare con real estate o private equity e che siano abbastanza unici dal punto di vista della costruzione e delle aspettative di ritorno”. Tanta carne al fuoco, dunque, per Mediobanca, sempre meno “salotto buono” della borghesia industriale italiana e sempre più banca d’affari pronta a sfidare i bei nomi del risparmio gestito e del private banking, in Italia e in Europa.
Luca Spoldi