Mercati: inflazione, trimestrali e stretta Bce.Come investire fino a fine anno
Inflazione “core” in rialzo in Eurolandia, per la Bce sarà più difficile tenere i tassi bassi: le Borse possono correre, i bond non soffriranno troppo
Quasi un ritorno alla situazione di “Goldilocks” che tanto è piaciuta in questi ultimi due anni ai mercati finanziari mondiali, senza neppure bisogno di scomodare gli eventuali effetti benefici della riforma fiscale di Donald Trump, presentata in forma appena abbozzata la scorsa settimana e che per Nancy Curtin, chief investment officer di Close Brothers Asset Management, non si avvertiranno prima della fine dell’anno o più probabilmente agli inizi del 2018.
Per chi accetta il rischio, si può dunque tornare a incrementare la componente azionaria, in particolare quella europea, magari approfittando di qualche presa di profitto che potrebbe verificarsi dopo la (prevista) vittoria di Macron al ballottaggio per le Presidenziali in Francia, mentre l’euro in ripresa potrebbe dare una mano ai bond europei ed italiani in particolare che già a questi livelli possono tornare a piacere ad un investitore in dollari, visto che il rendimento di un decennale italiano è attorno al 2,26% nominale, ossia oltre l’1% reale, mentre un T-bond decennale paga un tasso nominale del 2,30%, che però equivale ad un tasso reale negativo dello 0,3% dato che i prezzi al consumo negli Usa sono saliti del 2,6% nel primo trimestre dell’anno. Motivo più che sufficiente per consigliare, agli investitori che preferiscono rimanere investiti sul reddito fisso, di privilegiare i titoli italiani, magari approfittando di qualche giornata storta che dovesse registrarsi da qui all’autunno quando probabilmente si terranno elezioni anticipate anche nel nostro Paese.
Chi invece vuole a tutti i costi non correre rischi potrà continuare a rifugiarsi in Bund tedeschi, che però rendono poco più dello 0,3% nominale lordo, equivalente a un tasso reale negativo dell’1,5% per un risparmiatore italiano, o in titoli a brevissima scadenza o fondi monetari, anche in questo caso col rischio però di ottenere “rendimenti” attorno al -1,2% annuo, almeno finché la Bce non deciderà di alzare le stime prima e i tassi poi.
Luca Spoldi