Economia

"Metà dello stipendio? Va allo Stato"

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Tra ritenute previdenziali a carico del lavoratore e ritenute fiscali operate come sostituto d' imposta dal datore di lavoro, in media, il primo 30% delle entrate per le casse dello Stato esce diretto dalla busta paga dei lavoratori. Ma ad operazioni terminate (aggiungendo premi Inail, addizionali regionali e altro) si arriva anche il 50% del costo complessivo sostenuto dal datore di lavoro per ogni singolo lavoratore. Per alcuni settori poi, come per esempio l’edilizia, le percentuali aumentano. Lo fa sapere la Fondazione Studi dei consulenti del lavoro che, in occasione del Festival del Lavoro appena iniziato a Palermo, ha stilato il vademecum ”Come si legge una busta paga” per capire quanti soldi del proprio stipendio si versano all’erario.

Secondo gli esperti dell'associazione presieduta da Marina Calderone, quasi mai i lavoratori sono consci del costo complessivo sostenuto dal datore di lavoro per ognuno di loro, né quanto di questo loro costo transita effettivamente nelle Casse Statali. Il più delle volte il lavoratore, infatti, si ferma solo al netto in basso a destra del cedolino. Ma la busta paga è molto di più. Per questo motivo la Fondazione Studi offre un facile vademecum per capire come leggerla.

Da una semplice esposizione di ore lavorate con relativa quota retributiva e trattenute si è passati negli anni ad un prospetto composto anche da più pagine e da decine di acronimi non sempre di immediata Varie e molteplici sono le situazioni del lavoratore che transitano in busta paga: dalle presenze alle assenze, alla composizione del proprio nucleo familiare, alla variazione del luogo di lavoro, alla fuoriuscita dal mondo del lavoro. Moltissime le informazioni contenute per garantire al lavoratore la massima trasparenza, dalle ferie e i permessi, alla quota di Tfr accantonata, all’imponibile previdenziale e fiscale con le relative somme a debito e credito.

La busta paga è il prospetto che in termini monetari evidenzia il rapporto che si instaura tra datore di lavoro e lavoratore, rapporto che poi si estende anche agli Enti Previdenziali e al Fisco. La busta paga non è solo il minimo tabellare, ci sono le competenze fisse e quelle variabili. Dal 1993 in particolare le dinamiche salariali si sono evolute con diverse ripercussioni sul lavoratore e sul datore di lavoro. Conoscere queste dinamiche e le regole per una corretta imposizione previdenziale e fiscale fanno la differenza e aiutano a costruire una cultura del lavoro basata su trasparenza e fiducia reciproca che si trasforma in sviluppo, progresso e competitività.

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