Economia

Mps, Padoan in aiuto dei 3000 esuberi. Sgambetto di Nagel a Passera

Secondo le indiscrezioni, il governo avrebbe stanziato 500 mln per favorire il pensionamento di circa 25mila bancari in esubero nell'intero sistema creditizio

di Luca Spoldi
Andrea Deugeni

Mps strappa ancora a Piazza Affari subendo una sospensione al rialzo dopo i primi scambi ed arrivando a sfiorare i 27,5 centesimi di euro per azione prima di rallentare e ridiscendere poco sopra i 26 centesimi, con volumi sempre elevati. Nelle ultime cinque sedute di Borsa il titolo, da quando cioè è spuntato fuori il piano Passera bis, che venerdì scorso aveva chiuso a 17,12 centesimi per azione, ha già recuperato oltre il 52% mentre i volumi sono decuplicati, passando dai 20-30 milioni di azioni scambiate al giorno ai 200-300 milioni di pezzi, ossia da una medie dello 0,7%-1% del capitale al 10% circa.

A far volare prezzi e scambi è stato certamente la presentazione ufficiale in Consob e al Cda del (nuovo) progetto da parte dell'ex Intesa-Sanpaolo, che però rischia di rimanere ancora una volta solo un’ipotesi, perché, come legittimo, Jp Morgan e Mediobanca, advisor del piano di rafforzamento patrimoniale, che fonti vicine alle trattative contattate da Affaritaliani.it confermano prevedere ora 1.600 mila esuberi complessivi, ossia 200 in più di quanto inizialmente preventivato (che con i 1.400 del vecchio piano fanno in tutto 3.000), non sono stati con le mani in mano.

Così se i primi decisi rimbalzi di Mps erano stati letti unicamente come una riscoperta del titolo da parte dei trader più aggressivi prima e una chiusura di posizioni “corte” da parte di alcuni grandi fondi d’investimento statunitensi poi, i movimenti delle ultime 48 ore si vorrebbero legati, spiegano gli addetti ai lavori, all’interesse dimostrato per il “rinnovato” dossier Mps da parte dei fondi sovrani del Qatar e di alcuni altri Paesi arabi, che avrebbero nominato advisor finanziari e legali per studiare un eventuale ingresso nella banca senese.

Un’ipotesi che difficilmente troverebbe una giustificazione nella maggiore aggressività dei tagli che accompagnerebbero il rafforzamento patrimoniale e che appare, fa notare in maniera malevola qualche analista, quanto meno singolare come tempistica. Jp Morgan e Mediobanca, infatti, hanno ripetutamente bussato alle porte dei maggiori investitori istituzionali (fondi sovrani compresi) sin da questa estate e pare singolare, si fa notare nelle Sim della City milanese, che solo ora al management si stato concesso un taglio del personale più incisivo e tale, dopo un vistoso recupero delle quotazioni, da attirare l’interesse dei grandi investitori.

Molti dei dubbi che potevano frenare tale investimento rimangono anche ora, a partire dalla valorizzazione che si riuscirà realmente ad ottenere per le sofferenze bancarie (Npl) che Mps dovrà cedere (27,7 miliardi secondo il “piano A” di Jp Morgan-Mediobanca, 32 secondo il “piano B” di Corrado Passera).

Questo è un aspetto cruciale, perché più gli Npl verranno valutati, minore sarà la necessità di chiedere soldi al mercato per colmare il gap tra il livello di coperture già accumulato e la svalutazione che si dovrà applicare ai cespiti ceduti. Il fatto poi che le voci dell’improvviso “innamoramento” per Mps da parte dei fondi sovrani medio orientali sembrino giungere da ambienti vicini agli advisor di Siena potrebbe destare il sospetto che si tratti di uno “scoop” fatto circolare proprio per favorire un recupero della capitalizzazione di borsa del titolo (che infatti sale da 500 a oltre 700 milioni di euro), rendendo meno ostico l’esecuzione dell’aumento di capitale di maggiori dimensioni, quello da massimi 5 miliardi di euro previsto dal piano Jp Morgan - Mediobanca.

(Segue...)