Economia

Mps, Rivera: Bastianini resta Ceo. "Né pubblica né perno 3° polo, Mef uscirà"

di Andrea Deugeni

Il direttore generale del Tesoro in Commissioni riunite Finanze di Camera e Senato fa il punto della situazione sulla privatizzazione della banca

Aumento di capitale e stime contabili eccessive, così la trattativa Tesoro-UniCredit è saltata. In audizione sul caso Mps davanti alle Commissioni riunite Finanze di Camera e Senato, il direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera, primo azionista della banca toscana con il 64,2% fa il punto della situazione sulla privatizzazione della banca senese dopo che lo scorso weekend, al termine  di due mesi di fitto dialogo, si è interrotto il negoziato fra le parti. “La stima dell'aumento di capitale di Mps proposta da UniCredit è apparsa al Ministero eccessiva”, ha rivelato infatti Rivera, aggiungendo che si trattava di considerazioni "di carattere contabile che non apparivano giustificate da un'effettiva necessità del Montepaschi".

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Sono emerse "divergenze di opinione su importi e sull'operrazione nel suo complesso" anche relativamente a "eventuali esuberi", ha aggiunto il dg. Secondo alcune ricostruzioni, UniCredit chiedeva uno sforzo da 8 miliardi contro i 6 offerti dal Tesoro (compreso il bonus fiscale sulle Dta). In più per il capitolo esuberi, la banca di guidata da Andrea Orcel ipotizzava un costo complessivo fino a 3,5 miliardi, maggiore di oltre un miliardo di quanto il primo azionista pubblico era disposto a mettere invece sul tavolo. Rivera ha assicurato che nella trattativa da entrambe le parti “è stato profuso il massimo impegno. Tuttavia il lungo confronto sui numeri e le grandezze ha reso riscontrabile che questo traguardo non poteva essere raggiunto nè sul piano economico nè su quello giuridico".

A differenza di alcune ricostruzioni, Rivera ha sottolineato come nel negoziato “il Tesoro non fosse in condizione di debolezza. Avevamo una scadenza al 31 dicembre, ma era nota”. “Noi dobbiamo cedere la quota a condizioni di mercato e se non ci sono, non siamo obbligati a concludere”, ha poi precisato. Così ora, dopo gli accordi presi con Bruxelles nel 2017 post-ricapitalizzazione precauzionale che prevedevano l’uscita dal capitale di Mps entro fine 2021, “crediamo sia necessario discutere di una proroga congrua. Con congrua intendo con un lasso temporale sufficientemente lungo per porre in essere delle ulteriori azioni di rafforzamento della banca e di miglioramento delle sue prospettive reddituali". Proroga "adeguata e non quantificabile" al momento dei termini per completare la privatizzazione. 

Falliti i negoziati con UniCredit, Rivera ha sottolineato infatti come una permanenza "sine die" dello Stato nel capitale non è ipotizzabile facendo riferimento agli obblighi derivanti dall'impianto normativo europeo. "Quindi a prescindere da quale sia la tempistica nuova da ridefinire della soluzione, la privatizzazione costituisce in ogni caso un punto di arrivo necessario”, ha ricordato il direttore generale del Tesoro che ha specificato anche come "il Mef sia ancora incaricato di dismettere la partecipazione, anche tramite operazioni straordinarie". 

(Segue...)