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Economia
Nomine, ecco che cosa potrebbe succedere in Enel, Leonardo e Terna
Giorgia Meloni, Alessandro Profumo, Starace, Descalzi, Antonio Donnarumma, Gian Vittorio Armani

Le altre partite per le nomine: Leonardo, Poste e Terna

Gli altri tasselli andranno sistemati a cascata. Alessandro Profumo dovrebbe ormai essere condannato a lasciare Leonardo, perché le sue ben note simpatie di sinistra e il dossier Mps rimangono un macigno troppo pesante da far digerire a un governo che, appena insediato, annunciava a tutti che avrebbe sostituito qualsiasi dirigente, prima di scontrarsi con la dura realtà dell'apparato nel senso più complesso del termine. Chi conosce bene il manager genovese lo racconta tranquillo, anche se non manca un pizzico di amarezza nel constatare che la sentenza d'appello per il processo Monte dei Paschi - in cui Profumo e l'allora amministratore delegato Fabrizio Viola sono stati condannati in primo grado a sei anni di reclusione per falso in bilancio - sia stato fissato proprio il 31 marzo. 

Di più: per lo stesso reato Giuseppe Mussari e Antonio Vigni (rispettivamente presidente e direttore generale di Mps prima del duo Viola-Profumo) sono stati assolti. Facile pensare quindi che la stessa sentenza venga applicata per l'ex numero uno di Unicredit che però vedrebbe confermata la sua innocenza solo a nomine già effettuate. Altra arma a favore dei suoi detrattori: in sei anni di gestione Profumo, il valore del titolo è sceso di oltre il 30%. E questo è un tema cui si aggrappano i detrattori del manager genovese, al di là delle sue simpatie per questa o quella parte politica. In molti però rispondono che l'attuale numero uno di Piazza Montegrappa abbia riportato gli investimenti in ricerca e sviluppo dopo che il suo predecessore, Mauro Moretti, si era concentrato su un piano di cessioni e riduzione dei costi che era piaciuto molto ai mercati, con un'impennata nel valore delle azioni.

Matteo Del Fante dovrebbe rimanere in Poste, a meno che non si decida di fermarlo un anno e poi affidargli Cassa Depositi e Prestiti, dove ci sarebbe più di una perplessità su Dario Scannapieco e la sua gestione, in particolare per quanto concerne la partita della rete. E ancora: se Donnarumma dovesse lasciare Terna, chi al suo posto? In questo caso si fa il nome di Giuseppe Lasco, condirettore generale di Poste. C'è infine un tema di enorme attualità: quello delle cosiddette quote rosa, termine orribile che però certifica l'esigenza di iniziare a introdurre in maniera sempre più convinta donne non soltanto nei ruoli di presidenti (come successo con Emma Marcegaglia in Eni o Lucia Calvosa sempre per il cane a sei zampe) ma anche in quello ben più strategico di amministratore - o amministratrice - delegato. Giorgia Meloni insegna che si può e si deve fare: è giunta l'ora?

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