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Aiuti-bis, Elettricità Futura e Utilitalia: "Intervenga il Governo"

Gravi le conseguenze dell’interpretazione dell’AGCM secondo Elettricità Futura e Utilitalia

Elettricità Futura e Utilitalia: "Urgente l'intervento di Governo e Parlamento a fronte dell’errata interpretazione dell’art. 3 da parte dell'AGCM"

Elettricità Futura, associazione delle imprese che operano nel settore elettrico italiano e Utilitalia, federazione che riunisce le Aziende speciali operanti nei servizi pubblici dell'Acqua, dell'Ambiente, dell'Energia Elettrica e del Gas, hanno pubblicato un comunicato congiunto con il quale lanciano un'appello a Governo e Parlamento: "L’art. 3 del DL Aiuti-bis ha sospeso la possibilità per le imprese fornitrici di energia elettrica e o gas di modificare prima della scadenza i prezzi di vendita previsti dai contratti. Elettricità Futura e Utilitalia chiedono al Governo e al Parlamento di intervenire chiarendo, come è previsto dall’art. 3 del DL Aiuti-bis, che è possibile aggiornare le condizioni economiche dei contratti di fornitura di energia alla scadenza delle stesse se si rispettano i termini di preavviso contrattualmente previsti e fermo restando il diritto di recesso dell’utente".

"L’intervento" si legge nella nota "è urgente e necessario a fronte dell’errata interpretazione dell’art. 3 da parte dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM). Gli operatori, secondo i recenti provvedimenti cautelari dell’AGCM, sarebbero costretti ad erogare il servizio sotto costo, senza che sia stato previsto alcun ristoro ai sensi del Regolamento europeo in materia di caro energia (Regolamento UE 2022/1854). Secondo l’Unione europea, infatti, uno Stato che interviene sui prezzi dell’energia, di fatto regolandoli, è tenuto a risarcire le imprese. I prezzi dell'elettricità all'ingrosso sono aumentati nel 2022 di oltre 6 volte rispetto alla media degli ultimi anni e quelli del gas di quasi 7 volte".

Secondo Elettricità Futura e Utilitalia "L’interpretazione dell’AGCM sta già producendo gravi conseguenze su un settore industriale strategico per la sicurezza e l’indipendenza energetica dell’Italia con ricadute negative per l’occupazione e l’indotto della filiera nazionale. Infatti, gli operatori sarebbero costretti fino ad aprile 2023 a vendere energia a un prezzo significativamente inferiore a quello a cui la comprano, dovendo continuare a venderla a prezzi definiti 12 o 24 mesi prima, prezzi che sono stati possibili solo in presenza di coperture oggi scadute. Di conseguenza, si rischiano elevatissime perdite delle società di vendita stimabili nell’ordine dei 4-5 miliardi di euro, aggravando le difficoltà già fronteggiate da molti mesi (drammatico incremento della morosità, crisi di liquidità, esponenziale incremento delle garanzie da prestare sui mercati, altre misure sui presunti extra profitti). È concreto il rischio di fallimento per molti operatori di vendita medio-piccoli con conseguenti danni per lo Stato, il sistema e i consumatori" conclude l'appello congiunto.