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Coronavirus, Gubitosi: “TIM, 5G e ripresa: verso la fine del digital divide"

Il COVID-19 ha inasprito le polemiche nate attorno al Digital Divide. Come passare, ora, dalla gestione dell’emergenza al sostegno della ripartenza? Voce al 5G

5G, TIM e Coronavirus: la dichiarazione di Luigi Gubitosi.

Nonostante il COVID-19, la Rete ha tenuto. Nonostante incrementi del 30% del traffico su rete fissa e del 70% su quella mobile, le infrastrutture hanno retto. Con la crescita del cloud e delle applicazioni di collaboration, molte imprese e organizzazioni hanno resistito.

La drammatica situazione di emergenza, però, ha inasprito le polemiche nate attorno al Digital Divide che tormenta ampie zone del nostro Paese. Come passare, ora, dalla gestione dell’emergenza al sostegno della ripartenza?

In occasione della Web Conference “L'ecosistema 5G, il cloud e le infrastrutture TIC: dall'emergenza al sostegno della ripartenza” allestito da The Innovation Group, Luigi Gubitosi, Amministratore Delegato di TIM e Vice Presidente di Confindustria, ha dichiarato: “Il cuore digitale del Paese non ha mai smesso di funzionare: mentre l’economia è entrata in uno stato di semi ibernazione, il digitale ha continuato a funzionare e ci a premesso di affrontare uno stress test duro. Le reti e il comparto digitale hanno retto. Da qui bisogna ripartire perché il digitale sarà l’asse portante della ripresa economica.

Le reti e i servizi digitali rappresentano il filo conduttore, la costante che lega un passato pre-COVID al presente di un graduale ritorno alla normalità e al futuro. Le telecomunicazioni in questi mesi hanno svolto un grande ruolo che potranno assumere anche nella ripresa: potranno permetterci di crescere in maniera più veloce e creare una vera alternativa alla situazione precedente.

Si è parlando spesso del trade off esistente tra esigenze sanitarie che spingono per misure contenitive e necessità di allentarle per far ripartire l’economia. Questo è un trade off che non esiste con le reti di telecomunicazioni con i servizi digitali perché le reti digitali migliorano le prospettive in entrambe le direzioni. Il 12/13% dei ragazzi, però, non ha potuto accedere a questi servizi: mentre si spinge sulle tecnologie moderne, non bisogna lasciare indietro nessuno. Purtroppo, il gap accumulato con il digital divide è una delle cose che andranno risolte in fretta. Tim sta continuando da marzo a collegare quante più aree prive di banda larga possibile, siamo arrivati quasi a 10 000 cabinet e stiamo collegando anche aree ultra white. Coesione sociale oggi vuol dire connessione.

Guardando al futuro, il 5G andrà utilizzato in tutte le sue declinazioni, è una delle priorità di tutti i piani, anche del governo. L’indicatore Desi stabilisce che siamo tra i primi per il 5G, siamo quarti in Europa. Si tratta di continuare questo primato tecnologico. La rete 5G abilita nuovi mondi industriali e sociali, il turismo e le smart cities. A fine anno, Milano sarò la città più coperta in Europa con oltre il 90% di popolazione che potrà usare il 5G.

La latenza ci permetterà di ridurre il tempo tra l’invio del segnale e l’effetto. Potremo sfruttare queste tecnologie per molteplici applicazioni. Non dobbiamo fermarci qui, dobbiamo gestire con edge computing, portando in locale la capacità dei data center con la possibilità di ridurre ulteriormente la latenza. Sul 5G si giocherà buona parte della competitività del nostro tessuto industriale economico. Non possiamo fermarci. L’accordo che TIM ha firmato con Vodafone e che ha portato alla formazione di INWIT facilita ulteriormente il 5G perché ha dato una rete che permette di accelerare il processo su tutto il territorio.

I programmi della commissione europea come il Recovery Fund saranno indirizzati anche verso questi temi. Abbiamo tutto quello che ci serve. Possiamo uscire da questa crisi. Le imprese italiane devono capire che 5G, edge computing  e cloud sono fattori abilitanti che permetteranno di gestire i dati al meglio. Il motore dell’Italia ha continuato a girare: il 5G rappresenta una straordinaria opportunità che sapremo cogliere”, ha concluso Luigi Gubitosi.