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Intesa Sanpaolo, l'export dei distretti del Mezzogiorno corre più del Nord
L'agroalimentare di Campania e Sicilia limita i danni del calo delle esposrtazioni. Meno estero invece per gli alcolici siciliani e abbigliamento salentino
La crisi pandemica si abbatte anche sulle esportazioni dai distretti industriali del Mezzogiorno con un calo tuttavia più lieve (-0,8%) rispetto al dato nazionale attestato al -12,7% (Nord Est -10,2%, Nord Ovest -13,8%, Centro -19,9%). Cresce l’export dei prodotti manifatturieri tradizionali dai distretti del Mezzogiorno verso Germania, Regno Unito e Stati Uniti, calano invece le vendite verso i Paesi emergenti, ad eccezione della Turchia. A rilevarlo è il Monitor dei distretti del Mezzogiorno della Direzione Studi e Progetti di Intesa Sanpaolo, secondo cui l’agroalimentare è uno dei pochi settori che limita i danni nel 2020 soprattutto per le buone performance delle imprese del sistema agroalimentare di Campania e Sicilia. Consegue infatti ottime performance l’alimentare napoletano (+18,1%), sostenuto dall’incremento a doppia cifra dell’export negli Stati Uniti e nel Regno Unito (prime due mete commerciali). Continuano a crescere anche le Conserve di Nocera (+12,3%,) grazie al forte impulso delle vendite sul mercato europeo e negli Stati Uniti, e anche l’alimentare di Avellino (+7,1%) prosegue il trend di crescita grazie all’incremento dei flussi registrato nei principali sbocchi commerciali. Se torna in positivo la Mozzarella di bufala campana (+0,2%), subiscono ancora un forte arretramento le calzature (-38,9%), la Concia di Solofra (-40,7%) e l’abbigliamento del napoletano (-33%) che perdono terreno in quasi tutti i principali sbocchi commerciali europei ed extraeuropei.
In territorio positivo la Sicilia (+2,8%) che ha beneficiato della crescita dell’export dell’ortofrutta di Catania (+13,4%) nelle principali mete europee ed ha proseguito il suo ciclo espansivo anche l’export del pomodoro di Pachino (+4,5%) grazie al consistente apporto dei mercati tedesco e svizzero. Passano in territorio negativo invece i vini e liquori della Sicilia occidentale (-13,3%) penalizzati dal regresso delle esportazioni in quasi tutte le principali piazze europee ed extraeuropee.
Tendenza negativa invece per l’export della Puglia (-2,2%), determinata dai forti cali registrati soprattutto dai distretti del sistema moda pugliese. Risultato positivo invece per l’ortofrutta e le conserve del foggiano e del barese (rispettivamente +15,5% e +9,4%) che crescono beneficiando della dinamicità delle esportazioni nei principali mercati europei. Buono anche l’export di olio e pasta dal distretto baresi che consegue discrete performance (+2,6%) grazie alle vendite verso le principali mete extraeuropee. Di segno lievemente positivo le vendite estere della meccatronica barese (+0,2%) che, beneficiando del progresso dell’export in Germania e Regno Unito, compensa i cali subiti in altre importanti mete europee. Registra invece un vero e proprio tonfo il settore della calzetteria e dell’abbigliamento del Salento (-54,8%) che risente del calo diffuso su tutte le principali piazze europee. Dinamica negativa anche per le calzature di Casarano (-9,6%), dopo il forte exploit di vendite del 2019, e il mobile imbottito della Murgia (-14% il dato complessivo del distretto), penalizzato dai forti arretramenti delle esportazioni sperimentati soprattutto nel Regno Unito e in Francia, seppure in ripresa nel terzo e quarto trimestre dell’anno.
Risulta negativa anche la dinamica delle esportazioni dell’Abruzzo (-6,5%), su cui ha incide la pesante flessione dell’export registrata ancora dai distretti del sistema moda (abbigliamento nord-abruzzese -35,3%, e sud-abruzzese -46,2%) nelle principali destinazioni; un dato non controbilanciato dagli ottimi risultati conseguiti dalla Pasta di Fara (+13,3%). Ed arretra l’export della Sardegna (-8,5%) indebolito dai forti arretramenti subiti soprattutto dal Sughero di Calangianus che sperimenta significativi decrementi sui mercati francese e cinese (prima e terza meta distrettuale).
E’ positiva invece la dinamica per quanto riguarda i Poli tecnologici del Mezzogiorno che segna un incremento dell’8,6%, in controtendenza rispetto all’andamento del dato nazionale (-1,6%) grazie al traino delle vendite del Polo farmaceutico di Napoli (+16,4%) e alle sue buone performance sul mercato europeo. Nel 2020 l’export del Polo Ict di Catania registra invece una forte flessione dei flussi (-14,4%) risentendo degli arretramenti di export subiti nelle principali destinazioni commerciali.