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Intesa Sanpaolo, SRM: presentato il 10° rapporto Italian Maritime Economy

di Alice Cubeddu

Deandreis (SRM): "Le imprese italiane esportano e importano con le navi il 40% delle produzioni, il valore aggiunto dell’economia marittima supera i 50miliardi"

In particolare, Vitiello spiega: “Bisogna lavorare per superare quella che sembra essere una generale disattenzione verso il mare, da cui discende poi la non piena consapevolezza della sua importanza. Un fenomeno che ci offusca e non ci permette di vedere e di cogliere le opportunità che dal mare possono derivare, valorizzando così l'importanza strategica delle Infrastrutture presenti su di essi e sui fondali marini. Alcuni studi rivolgono particolare attenzione agli effetti del clima sul nostro territorio e tutti concordano sul fatto che nei prossimi cent'anni le nostre coste saranno soggette a un'erosione. Questo, a meno che non vi sia un'inversione di tendenza: il 90% del traffico merci mondiali viaggia sul mare, e questo traffico inquina sei volte meno di quello su strada e tre volte meno del traffico su rotaia. Anche le comunicazioni digitali viaggiano per il 99% su dorsali e su cavi sottomarini, cosa non a tutti nota perché si ritiene che vengano trasmesse via satellite”.

Dal report emerge che i grandi paesi del mondo stanno difatti modificando le loro strategie passando da una leadership tecnologica ad una leadership green: le normative internazionali sulla sostenibilità e gli ancor più ambiziosi obiettivi europei, impongono una trasformazione radicale nella fruizione dei servizi energetici e dei trasporti. Il segmento energy (Petrolio, Gas e Chimici) via mare copre il 34% del totale movimentato via mare. La consistente domanda globale di prodotti energetici spinge su infrastrutture di nuova tipologia e più sostenibili.

Nel dettaglio, spiega ancora Vitiello, sono interessanti gli esiti di una recente ricerca condotta da CDP, Cassa Depositi e Prestiti, dalla quale appare evidente che da circa 10-15 anni il processo di globalizzazione stia subendo un graduale rallentamento riscontrabile, in primis, nella riduzione del peso del commercio internazionale. “Alla base di queste dinamiche, si ha da un lato l'ammissione della Cina nel volersi affermare come potenza industriale sempre meno dipendente dall'export e, dall’altro, il ripensamento da parte dell'occidente delle dipendenze estere in filiere strategiche per la sicurezza nazionale. Ciò potrebbe riflettersi in una progressiva regionalizzazione degli scambi rilanciando la cooperazione economica del Mediterraneo ed accrescendo la rilevanza dell'Italia quale Hub logistico portuale tra il nordafrica e l'Europa continentale. Il mare pertanto va tutelato e preservato con un approccio omnicomprensivo che ne garantisca la sicurezza, il libero accesso e la sostenibilità”.

Secondo le ultime previsioni, l’economia mondiale è ancora in crescita. Si prevede, infatti, un aumento del prodotto interno lordo mondiale del 3,4% nel 2022 e del 2,8% nel 2023 ed un commercio globale che vede le sue stime al +5,1% nel 2022 e al +2,4% nel 2023 (Fondo Monetario Internazionale, aprile 2023). L’economia globale, però, è messa a dura prova; pandemia, invasione russa dell’Ucraina, eventi climatici sempre più dirompenti e crescenti tendenze protezionistiche si sono tradotti in una crescente volatilità e imprevedibilità delle dinamiche dei mercati e delle principali variabili economiche, una inflazione in aumento e il permanere di una generale incertezza geopolitica.