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Rapporto COTEC 2021. Enel Foundation, Papa: "Giocare la carta Open Innovation"

Roberta Bonetti

Cotec, Di Bartolomei: “Innovazione richiede creazione di una cultura aziendale”. Luiss, Prof.ssa Meliciani: “La ricerca misura indicatori dell’Open Innovation”

Presentato il Rapporto COTEC 2021, con i risultati della ricerca condotta dall’Università Luiss Guido Carli e Fondazione Enel 

Le aziende che adottano allo stesso tempo pratiche di Open Innovation e pratiche virtuose di gestione del personale vedono un livello di profittabilità (ROCE) quasi doppio rispetto a quello delle altre imprese. È questo uno dei risultati che emergono dalla ricerca su Open Innovation realizzata dall’Università Luiss Guido Carli e Fondazione Enel e presentata all’interno del Rapporto COTEC Open Innovation illustrato mercoledì 24 febbraio nel corso di un evento online.

L’evento è stato moderato dalla giornalista Nicoletta Picchio e hanno partecipato il Rettore della Luiss Andrea Prencipe, il direttore di Enel Foundation Carlo Papa, il direttore generale della Fondazione COTEC Paolo Di Bartolomei, la docente di Economia Applicata della Luiss Valentina Meliciani, il ricercatore senior di Enel Foundation Carlo Napoli, il presidente di Anitec – Assinform Marco Gay, il direttore dell’Osservatorio Startup Intelligence Alessandra Luksch, il CEO di Isinnova, Pharmadome e Camelot Cristian Fracassi e il Segretario Generali di Abi Lab Romano Stasi.

Realizzato coinvolgendo un significativo campione di piccole e medie imprese italiane, e considerando le migliori pratiche della grande industria italiana con particolare riferimento alle strategie di innovazione, questo studio conferma quantitativamente un fatto intuitivamente evidente: affinché la ricerca e lo sviluppo tecnologico si traducano in innovazione, ovvero siano in grado di dare una forma profittevole alle buone idee, c’è bisogno di persone che siano in grado di coniugare attraverso scelte gestionali illuminate Idee (ricerca), Invenzioni (tecnologia), e Impatto (benefici). Tre “I” come tre colonne che poggiano sulla più importante delle fondamenta: le persone

Nella seconda parte del rapporto sono riportate delle “storie di innovazione” raccontate dai soci della Fondazione COTEC - Enel, Eni, Intesa Sanpaolo, Leonardo e TIM. Sono questi esempi concreti di successo che evidenziano come le grandi imprese italiane riescano a mettere efficacemente in pratica il paradigma dell’Open Innovation

Il Rapporto COTEC 2021, quindi, unisce la divulgazione dei risultati della ricerca scientifica con gli esempi dell’esperienza quotidiana delle imprese, sottolineando, anche grazie al ruolo centrale svolto da Fondazione Enel nel favorire il contatto tra Università e imprese, agendo come trait d’union tra mondo accademico e industria, la volontà delle grandi aziende italiane di condividere le proprie esperienze in un’ottica di sistema.

In Luiss l’Open Innovation non è soltanto un argomento di studio, è diventato un principio organizzativo - ha detto Andrea Prencipe, il Rettore della Luiss -. Anche se siamo un’università siamo aperti alle collaborazioni nel mondo del business. Infatti lavoriamo con Enel, abbiamo cominciato a lavorare con Fondazione Cotec. Questo per sottolineare che l’Open Innovation è sì un paradigma, ma soprattutto un principio e un approccio mentale. Richiede un cambiamento a livello di cultura organizzativa di strategie e di processi. Noi abbiamo un gruppo di ricerca particolarmente attivo su questi temi”.

La cosa importante è giocare la carta della convergenza, perché un sistema in cui ci sono imprese eccellenti e aperte e se le imprese aperte sono poche non si beneficia di questa apertura - ha commentato Carlo Papa, direttore di Enel Foundation -. Quindi l’Università e le imprese di tutte le dimensioni devono giocare la carta dell’Open Innovation per fare uno step up dell’intero sistema. Particolarmente importante in questo periodo un’azione sistemica e molto importante e possiamo prefigurare già delle direttrici di ricerca che vanno verso il portare questa apertura delle singole aziende a interi sistemi imprenditoriali ed accademici”.

Le dichiarazioni di Carlo Napoli, ricercatore senior di Enel Foundation, ad Affaritaliani.it

Lavoriamo con Luiss a questa ricerca da due anni e abbiamo ancora un altro anno di lavoro davanti a noi. Abbiamo ottenuto dei risultati interessanti da condividere con le imprese - ha dichiarato Carlo Napoli, ricercatore senior di Enel Foundation -. Ci siamo chiesti come mai alcune imprese italiane brillano nell’innovazione, e quindi sono leader dei loro rispettivi mercati, ma l’Italia negli indici di innovazione globali poi non figura bene. C’è un’anomalia. Quindi volevamo capire chi fa bene questo mestiere di innovazione con dei buoni risultati come fa a farlo e provare a dare un’indicazione specifica alle imprese su quali fossero gli elementi specifici da migliorare per ottenere risultati. Con Cotec c’è sembrata un’unione perfetta e abbiamo trovato che questa fosse un’occasione preziosissima per raccontare questo alla platea più ampia possibile e dare accesso a questi risultati. Noi di Fondazione Enel abbiamo questa missione, facciamo studi, ricerca, formazione, proprio per facilitare la transizione energetica e la transizione in generale verso un sistema economico più sostenibile. Per far questo l’innovazione è chiaramente un elemento fondamentale”. 

Questo studio sull’Open Innovation è molto importante - ha continuato Napoli -, perché ci da delle indicazioni precise su degli elementi chiaramente identificabili che conducono a risultati eccellenti in termini economici. Noi di Fondazione Enel facciamo un po’ da ponte tra il mondo accademico e il mondo dell’editoria. In questo caso specifico la cosa è evidente, perché l’obiettivo della ricerca è proprio capire in maniera estremamente precisa quali sono le pratiche sia di innovazione che di pratiche di gestione e di organizzazione dell’azienda e di gestione delle risorse umane producono i loro effetti dal punto di vista economico. Questo è importante perché sia in un sistema economico ma in particolare in un sistema che adotta l’Open Innovation, un ecosistema prospero è fondamentale. Ed è fondamentale capire quali sono le pratiche che un’azienda deve mettere in atto per poter avere dei buoni risultati. La ricerca è ancora in corso, siamo al secondo anno di tre anni di ricerca e abbiamo già trovato delle cose interessanti. La più interessante è che abbiamo scoperto in maniera quantitativa e analitica, analizzando un campione di più di 200 aziende italiane, che le imprese che fanno Open Innovation e allo stesso tempo adottano delle pratiche virtuose di gestione delle risorse umane, hanno di gran lunga risultati migliori rispetto agli altri. Emerge molto chiaramente che fare innovazione, e in particolare Open Innovation, non è soltanto organizzarsi in modo opportuno, ma significa anche e soprattutto gestire in maniera attenta la risorsa più importante di un’azienda, che sono le persone”.

Le dichiarazioni della Prof.ssa Valentina Meliciani, docente di Economia Applicata della Luiss, ad Affaritaliani.it

La ricerca ha avuto come scopo principale proprio quello di discostarsi dagli indicatori tradizionali di innovazione, che guardano soltanto alla componente interna alle imprese, adottando questo approccio che prende il nome di Open Innovation e che guarda i flussi di conoscenza che avvengono all'interno di un ecosistema, in entrata e in uscita, coinvolgendo un gruppo ampio di soggetti: le imprese, i fornitori, i clienti, l'Università, le startup - ha spiegato la Prof.ssa Valentina Meliciani, docente di Economia Applicata della Luiss -. A tal fine abbiamo sviluppato un indicatore di Open Innovation, prima andando a fare una serie di interviste prima a 10 imprese leader dei rispettivi settori e poi somministrando un questionario, inizialmente a 200 imprese e successivamente ampliando il campione per ricomprendere 500 imprese. In tal modo siamo riusciti a misurare a sviluppare una serie di indicatori che guardano a questo modello di innovazione aperta. I dati che abbiamo raccolto, prima attraverso le interviste e poi attraverso il questionario, sono stati uniti a dati di bilancio delle imprese sottoposte alle interviste e al questionario, che ci danno indicatori di performance come la profittabilità, diversi indicatori di fatturato e così via. L’indicatore di innovazione aperta, insieme a una serie di indicatori che guardano alle risorse umane all'interno delle imprese, sono stati messi in relazione con questi indicatori di performance. Ne è venuto fuori che le imprese che riescono a coniugare l’approccio di innovazione aperta e la qualità delle risorse umane hanno indici di profittabilità che a volte raggiungono livelli doppi rispetto le altre imprese

Le dichiarazioni di Paolo Di Bartolomei, Direttore Generale Fondazione COTEC, ad Affaritaliani.it

“La Fondazione COTEC è una storica fondazione che si occupa della promozione della cultura dell’innovazione in Italia - ha affermato Paolo Di Bartolomei, Direttore Generale Fondazione COTEC -. Ha tra i suoi soci fondatori alcuni dei più grandi gruppi industriali e finanziari italiani, come Enel, Eni, Intesa Sanpaolo, Leonardo e Tim. Quindi è un panorama molto ampio di quelle che sono le grandi aziende, quindi quando abbiamo deciso di focalizzare quest’anno la nostra attenzione per il report sull’innovazione del 2021 sull’Open Innovation e abbiamo iniziato questa collaborazione con l’Università Luiss e Fondazione Enel che stanno portando avanti questo studio sull’Open Innovation e andava a indagare su alcuni fattori di successo di questo metodo, abbiamo pensato che il contributo che poteva dare Cotec era quello di integrare questa ricerca con le esperienze delle grandi aziende italiane, per andare a vedere proprio come le grandi aziende italiane applicano la metodologia dell’Open Innovation. Ciò che emerge dai racconti, da queste storie di innovazione, va a confermare l’assunto dello studio di Luiss e Fondazione Enel, cioè che l’innovazione è un qualcosa che non si trasferisce all’interno delle aziende semplicemente attraverso l’acquisto di un nuovo macchinario o di una nuova tecnologia, ma richiede un processo di implementazione che richiede il coinvolgimento dell’intera azienda e la creazione di una cultura aziendale in grado di recepire queste innovazioni e metterle in pratica”.

Altre cose interessanti emergono dagli editoriali che i vari responsabili dell’innovazione di queste aziende -  ha continuato Di Bartolomei -, perché ciò che emerge è che non esiste una formula standard di Open Innovation. Ogni azienda la declina in modo differente. Quello che serve e che tutte le esperienze raccontano è che c’è bisogno dell’impegno di un’intera azienda nell’adottare una logica organizzativa gestionale indirizzata all’innovazione”.