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Turismo, abbigliamento, calzature, congressi: coro di appelli al Governo
"Urgente e indispensabile una proroga degli aiuti per la cassa integrazione"
“A Roma siamo allo stremo, serve subito un consiglio comunale straordinario con i ministri del Turismo e del Lavoro», avverte l'assessore comunale Alessandro Onorato. Gli fa eco la CNA capitolina «Sono 350 gli alberghi romani chiusi temporaneamente da marzo 2020, alcuni rischiano di non riaprire e sono migliaia i lavoratori che potrebbero perdere definitivamente il lavoro. C'è bisogno di un intervento straordinario del governo Draghi. Ci appelliamo alla sensibilità del premier e chiediamo la convocazione di un consiglio comunale straordinario alla presenza del ministro del Turismo Garavaglia e di quello del Lavoro Orlando. Roma da sola non ce la può fare».
Solo nelle ultime 48ore altri 180 lavoratori di alberghi romani sono rimasti disoccupati e per loro non ci sono più margini di cassa integrazione, scaduta al 31 dicembre. Nonostante lo stato di emergenza sia stato prorogato fino a fine marzo.
"Prorogare gli aiuti per la cassa integrazione"
I sindacati chiedono una proroga della Cig straordinaria anche per gli altri settori colpiti dalla crisi, tra i quali tessile, abbigliamento e calzature, settori che però dovrebbero rientrare nella copertura dei nuovi ammortizzatori sociali universali varati dalla legge di Bilancio. Ma ci sono ancora decine di migliaia di lavoratori ‘scoperti’ come i dipendenti del turismo nelle aziende che hanno meno di 15 dipendenti.
Dal Ministero del Lavoro arrivano rassicurazioni e anche dal Governo arrivano segnali: nuovi strumenti verranno utilizzati per sostenere lavoratori e imprese. Ma quanti soldi servono? Almeno 10 miliardi, pare. Dove prenderli? Questo è il nodo fondamentale delle prossime ore per decine di migliaia di famiglie italiane.
Nel frattempo i settori continuano a lanciare appelli al governo. Ieri lo ha fatto Confesercenti, affermando che "senza una immediata soluzione sono a rischio 200.000 posti di lavoro nel solo comparto turistico. Ed è assurdo che, nonostante le molte rassicurazioni verbali che ci sono arrivate, cinque giorni dopo la scadenza ufficiale degli ammortizzatori sociali non si siano ancora adottati i provvedimenti necessari". A ruota il settore dei congressi e degli eventi che dopo aver visto una timida ripresa dopo due anni assolutamente disastrosi si ritrova in condizioni di incertezza: "Le imprese del comparto che ha un indotto diretto sul Pil di oltre 36 miliardi di euro e che occupa 570 mila addetti stanno fronteggiando una crisi senza precedenti che deve essere affrontata dal governo con misure specifiche e a largo respiro temporale - scrivono in una nota -. Il susseguirsi di varianti del virus e le relative restrizioni internazionali impediscono infatti la certezza di programmazione e svolgimento di congressi ed eventi aziendali non solo nell’anno in corso ma anche nel 2023".
Chi rischia di più
Il ministero del Turismo ha fatto un censimento dei settori più a rischio, e dei lavoratori coinvolti. Si tratta delle agenzie di viaggio e i tour operator, ai quali "dovrebbe essere riconosciuto il ricorso totale alla integrazione salariale senza distinzione tra realtà produttive con più o meno di 15 dipendenti per una durata di tredici settimane", e che conta circa 27.000 lavoratori interessati; le strutture ricettive (alberghiere con e senza ristorazione, case per vacanze, agriturismo), quasi 110 mila dipendenti, più 30 mila delle ditte appaltatrici; i parchi divertimento con circa 565 dipendenti a tempo indeterminato; discoteche e sale da ballo e simili, con circa 1950 dipendenti a tempo indeterminato, e infine stabilimenti balneari e termali, con alcune migliaia di dipendenti.