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World Health Day 2025: focus su salute di mamme e bambini
Swanson (Pfizer): "La placenta pompa gli anticorpi della mamma nel circolo sanguigno del feto, quindi spesso è possibile che, una volta nato, il bimbo abbia una concentrazione di difese immunitarie anche più alta di quella della mamma"

World Health Day 2025: al centro la salute di mamme e bambini, tra scienza e futuro dell’immunizzazione materna
In occasione della Giornata Mondiale della Salute, l’attenzione si concentra quest’anno su un tema cruciale: la salute di madri e bambini. Il messaggio globale, racchiuso nel motto “Healthy Beginnings, Hopeful Futures”, sottolinea quanto sia determinante garantire fin dall’inizio della vita un'assistenza sanitaria equa e accessibile. Tra le strategie più efficaci in questo ambito, emerge con forza il ruolo dell’immunizzazione materna, un approccio che negli ultimi due secoli ha dimostrato di poter salvare vite e ridurre in modo significativo la vulnerabilità dei neonati.
La protezione del bambino comincia già nel grembo materno. Oltre alla cura prenatale, all'assunzione di vitamine e a uno stile di vita sano, le future mamme possono oggi contare su uno strumento potente e spesso sottovalutato: la vaccinazione durante la gravidanza. Questa pratica consente di trasferire anticorpi al feto, offrendo una protezione fondamentale nei primi mesi di vita, prima che il neonato sia idoneo a ricevere i suoi primi vaccini.
Negli anni, la scienza ha documentato come i vaccini somministrati in gravidanza abbiano avuto un impatto straordinario sulla salute pubblica. Dalla protezione contro il vaiolo già nel XIX secolo, all’efficace trasferimento degli anticorpi contro la pertosse negli anni Quaranta, fino alla somministrazione dei vaccini contro poliomielite e influenza tra gli anni Cinquanta e Sessanta, la storia dell’immunizzazione materna dimostra quanto questo approccio sia consolidato e sicuro. Nonostante la comprensibile cautela nei confronti della sicurezza dei vaccini durante la gravidanza, moderni sistemi di sorveglianza come il Vaccine Adverse Event Reporting System garantiscono oggi un monitoraggio efficace degli eventi avversi, offrendo così ulteriori garanzie alle future mamme.
Il processo biologico alla base dell’immunizzazione materna è straordinario. A partire dal secondo trimestre di gestazione, e in particolare durante il terzo, gli anticorpi IgG attraversano naturalmente la placenta, trasferendosi nel sangue del feto. È un meccanismo attivo, come spiega Kena A. Swanson, Vice President of Viral Vaccines, Vaccine Research and Development di Pfizer: “La placenta pompa gli anticorpi della mamma nel circolo sanguigno del feto, quindi spesso è possibile che, una volta nato, il bimbo abbia una concentrazione di difese immunitarie anche più alta di quella della mamma”. Una volta nato, il bambino può continuare a beneficiare della protezione materna anche attraverso l’allattamento, grazie agli anticorpi presenti nel colostro e nel latte.
L’efficacia dei vaccini materni è confermata anche da dati recenti. Il vaccino antinfluenzale riduce del 40% il rischio di ospedalizzazione per influenza nelle donne in gravidanza, proteggendo sia la madre sia il nascituro. Allo stesso modo, il vaccino contro il COVID-19 stimola la produzione di anticorpi IgG anti-spike che vengono trasferiti al feto, offrendo protezione nei primi mesi di vita. L’evidenza scientifica ha portato alla diffusione di raccomandazioni ufficiali da parte di enti sanitari internazionali, che includono la somministrazione dei vaccini Tdap (contro tetano, difterite e pertosse) e antinfluenzale.
La ricerca nel campo dell’immunizzazione materna è in continua evoluzione. Conferenze come il Fifth International Neonatal and Maternal Immunization Symposium segnano un passo importante nel collegare la ricerca scientifica alle politiche di salute pubblica, stimolando nuovi programmi di vaccinazione e trial clinici mirati. Cresce la consapevolezza, tra gli scienziati e le aziende farmaceutiche, dell’importanza di sviluppare vaccini pensati specificamente per la protezione delle donne in gravidanza e dei loro figli.
Un esempio emblematico è il virus respiratorio sinciziale, che negli adulti provoca sintomi lievi simili al raffreddore, ma può essere estremamente pericoloso nei bambini piccoli. Kena A. Swanson sottolinea: “L’RSV, ad esempio, è responsabile di oltre 45.000 morti infantili ogni anno, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, ed è la prima causa di ospedalizzazione infantile nel mondo sviluppato”.