Economia

Mercati horror, i dazi peggio dell’11 settembre: la sete di vendetta di Trump tiene sotto scacco l'economia mondiale

Lo tsunami causato, peggiore di quello a seguito dell’11 settembre, è disastroso perché getta nell’incertezza tutti gli attori del sistema. Il commento

di Marco Scotti

Effetto dazi di Trump sui mercati. Il commento 

È il caos. I mercati dal 2 aprile sono letteralmente implosi, lasciando sul campo tutti i guadagni realizzati dall’inizio dell’anno. Possibile che Donald Trump non sapesse che una mossa di questo tipo, alla “dick of dog” (copyright Sebastiano Barisoni), avrebbe scosso dalle fondamenta l’intero mondo finanziario? Davvero Trump si è circondato di una tale schiera di narcotizzati yes man che nessuno ha potuto alzare la mano per avvertirlo che stava facendo una mossa quantomeno azzardata? Difficile, quasi impossibile pensarlo.

E allora, che cosa ha spinto il biondo presidente a comportarsi così? Lo tsunami causato, peggiore di quello a seguito dell’11 settembre, è disastroso perché getta nell’incertezza tutti gli attori del sistema. Non si sa che cosa succederà dopo, quale sarà la prossima (pessima) mossa. E dunque i mercati affondano, con un trend che non sembra destinato a invertirsi nel breve periodo se non per dare vita a quei rimbalzi che gli americani chiamano del “gatto morto”.

C’è sete di vendetta nelle mosse di Trump: The Donald ha voluto far capire ai Paesi del mondo, che l’avevano abbandonato e irriso al termine del suo primo mandato, che è tornato e che non farà prigionieri. È perfino disposto a innescare una recessione (ora due volte più probabile di quando si è insediato alla Casa Bianca) solo per far capire che c’è un nuovo sceriffo in città. Mala tempora currunt si diceva, con alcuni analisti a stelle e strisce che hanno evocato i prodromi di una deriva in stile primi anni ‘30, con la grande depressione da una parte e i regimi totalitari dall’altra. Oggi, per fortuna, ancora non si vede una deriva autoritaria, ma i campanelli d’allarme di un’economia prossima al nuovo tracollo (sarebbe il quarto in 15 anni, dalla crisi dei subprime) ci sono tutti. Allacciamo le cinture.

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