Ntv, con l’Ipo di Italo Intesa Sanpaolo e Generali passano all’incasso
Le azioni di Italo Spa saranno totalmente cedute dagli azionisti esistenti. Debutto entro febbraio
di Luca Spoldi e
Andrea Deugeni
Italo Spa (il nuovo nome assunto da Ntv - Nuovo trasporti viaggiatori) punta dritta a Piazza Affari: ricevuto il via libera dell’assemblea al bilancio 2017, chiusosi con un utile d’esercizio di oltre 33,75 milioni di euro, destinati per circa 3,75 milioni a riserva e per i restanti 30 milioni da distribuire come dividendo, con pagamento nel prossimo mese di luglio, la società di trasporto ferroviario ad alta velocità ha presentato domanda di ammissione a quotazione sul Mta (Mercato telematico azionario), dopo aver depositato presso Consob la nota informativa sugli strumenti finanziari oggetto della quotazione e la nota di sintesi.
A Piazza Affari arriverà tra il 35% e il 40% del capitale di Italo, con la possibilità di un ulteriore ampliamento del flottante in caso di esercizio dell’opzione di “greenshoe” (che riguarderà un numero di azioni non superiore al 15% dei titoli oggetto dell’offerta pubblica di vendita).
Le prime stime parlano di una valutazione per il 100% della società tra i 2 e i 2,3 miliardi, il che significa che per gli azionisti si prospetta una “exit” molto interessante. I titoli, infatti, “saranno messe a disposizione, nelle proporzioni che saranno definite in tempo utile prima dell’avvio dell’offerta, da alcuni tra i principali azionisti della società”, come precisa una nota di Italo. E chi sono i principali azionisti?
Intesa Sanpaolo (socia al 19,2%), Diego della Valle (17,4%), Generali (14,6%), il fondo di private equity Peninsula Capital (12,8%), Luca Cordero di Montezemolo (12,4%), Gianni Punzo (8%), Isabella Seragnoli (5,8%), Flavio Cattaneo (5%) e Alberto Bombassei (4,8%). Ipotizzando che tutti i soci siano interessati a monetizzare in parte l’investimento nella stessa misura, Intesa Sanpaolo potrebbe cedere tra il 6,7% e il 7,7% (per un incasso tra i 135 e i 175 milioni circa), “Mr Tod’s” potrebbe ridurre la quota tra il 6% e il 7% (incasso tra 120 e 160 milioni), Generali venderebbe tra il 5% e il 5,8% (incassando tra 100 e 130 milioni), mentre Peninsula Capital ridurrebbe la quota tra 4,5 e 5 punti percentuali (con un incasso tra 90 e 60 milioni).
Da parte sua l’ex presidente di Confindustria e della Ferrari tra il 4,3% e il 4,9% (intascando tra 85 e 115 milioni), il creatore del Cis di Nola tra il 2,8% e il 3,2% (potendo incassare tra 70 e 75 milioni), Isabella Seragnoli tra il 2% e il 2,3% (incasso tra 40 e 53 milioni), l’ex numero uno di Telecom Italia tra l’1,75% e il 2% (incasso tra 35 e 45 milioni) e il patron di Brembo tra l’1,7% e l’1,9% (incasso tra 34 e 44 milioni). E se ad avviarsi all’uscita fossero solo i soci finanziari, come si vocifera negli ambienti finanziari?
Intesa Sanpaolo, Generali e Peninsula Capital insieme detengono il 46,6% del capitale di Italo, quindi potrebbero cedere tra il 75% e l’85% della propria partecipazione, rimanendo nel capitale con le quote residue. Per la banca guidata da Carlo Messina significherebbe un incasso tra 290 e 375 milioni, per l’assicuratore triestino tra 220 e 285 milioni, mentre al fondo di private equity andrebbero tra 192 e 250 milioni.
Per conoscere i dettagli dell’offerta e in particolare il numero complessivo di azioni oggetto dell’offerta e le altre condizioni rilevanti della stessa si dovrà attendere fino a poco prima del lancio della stessa, previsto a febbraio, prima del pagamento del dividendo appena stabilito dall’assemblea dei soci e che potrebbe rappresentare un “biscottino” per invogliare gli investitori.
Con uno sbarco a Piazza Affari entro febbraio, Italo “brucerebbe” il concorrente diretto, le Ferrovie dello Stato, la cui quotazione era attesa fino a poco tempo fa per l’anno prossimo (ma pare che la dirigenza non sia più così sicura sull'Ipo), mercati permettendo.