Economia
Pace fiscale in due tempi, si parte da liti pendenti e rottamazione-ter
La prima parte del provvedimento già nel collegato alla manovra, con la conversione arriveranno anche un ravvedimento “potenziato” e la chiusura di liti potenzi
Una “pace fiscale” che, in senso stretto, non sarà solo un condono: l’intenzione di Lega e M5S si fa più chiara col passare dei giorni e le ipotesi vanno assumendo contorni più definiti. Si partirà, a quanto pare, dalla definizione delle liti pendenti e da una rottamazione (la terza in pochi anni) delle cartelle esattoriali, quindi si procederà ad un ravvedimento “potenziato” per gli anni ancora accertabili e alla definizione di un meccanismo per chiudere le liti potenziali.
In questo modo la pace potrebbe arrivare con un provvedimento a due tempi, magari con la prima parte (liti e cartelle) già inserita nel decreto fiscale collegato alla manovra, mentre la seconda parte (ravvedimento e dichiarazione integrativa per gli anni d’imposta ancora accertabili) verrebbe definita in sede di conversione parlamentare.
Il tutto all’interno di due “paletti”: il provvedimento riguarderebbe un tetto massimo di 500 mila euro di imponibile (più che capiente, visto che il 96% delle cartelle esattoriali tuttora in attesa di riscossione non supera i 100 mila euro, mentre il 74% non supera i 5 mila euro di debito), mentre l’aliquota applicata all’extra reddito fatto emergere sarebbe unica e pari al 20%.
In questo modo la “pace fiscale” si fonderebbe su un principio, da tempo auspicato, di maggiore semplificazione fiscale, oltre che su una presunzione di buona fede e sulla cooperazione tra le parti. Per sciogliere poi il potenziale conflitto tra le nuove rottamazioni e quelle già in essere, garantendo un maggiore appeal alla nuova iniziativa, si rivedrebbe il meccanismo dell’ultima sanatoria (2017) consentendo anche a chi abbia già vinto in primo o in secondo grado di ottenere uno sconto più sostanzioso, facendo pagare il 50% delle maggiori imposte richieste a chi ha vinto in primo grado e limitando l’esborso per definire la lite al 20% delle somme chieste dal fisco a chi ha vinto anche in secondo grado.
(Segue...)