Economia

Palazzi, navi, filiali e prestiti in sofferenza: al via il gran ballo delle cessioni delle banche Ue

Cosa hanno in comune 38 palazzi, una flotta mercantile del Mare del Nord, degli sportelli bancari in Portogallo e dei complessi immobiliari in Spagna? Sono tutti asset ritenuti non più strategici dalle banche che li possedevano fino a qualche giorno fa e che pertanto li hanno ceduti. In verità tali asset condividono anche un’altra caratteristica: sono quasi sempre asset “distressed” ossia frutto di investimenti e prestiti colpiti dalla crisi finanziaria del 2008 o dal perdurante della debolezza dell’economia europea da allora. Con l’estate, mentre l’attenzione della maggioranza di analisti e investitori è rivolta alle evoluzioni della crisi greca e delle prospettive dell’euro, le grandi banche europee hanno infatti deciso di accelerare nuovamente le cessioni con cui ormai da alcuni anni stanno via via riducendo l’esposizione al rischio e alleggerendo i propri bilanci.

A cedere i 38 immobili, del valore complessivo di 205 milioni ed oggetto di contratti di leasing risolti e tornati nella disponibilità della società, è stata Unicredit (4 degli immobili in questione erano in comproprietà con Mediocredito Italiano, gruppo Intesa Sanpaolo). La flotta di 18 mercantili (13 porta container e 5 cargo dry bulk) apparteneva invece a Commerzbank, che l’aveva costituita nel 2003 fondando Hanseatic Ship Asset Management (Hsam) nell’ambito di una strategia volta a ridurre l’esposizione della banca tedesca all’industria dei trasporti marittimi. Barclays sarebbe invece in trattative “avanzate” per vendere la sua rete di sportelli in Portogallo (ma sarebbe intenzionata a mantenere il controllo del business delle carte di credito).

Infine sarebbe CaixaBank ad essere impegnata a definire in queste ultime ore la cessione di un portafoglio di prestiti non performanti (“bad loans”) del valor nominale di 790 milioni di euro collegati a complessi immobiliari appena ultimati e a terreni e case ancora in costruzione. Ma se le grandi banche europee vendono, chi compra? Quasi sempre operatori specializzati nella gestione di asset “distressed”, ma non solo. Nel caso degli immobili ceduti da Unicredit a muoversi è stato il fondo Kona (controllato da Bnp Paribas), le cui quote, peraltro, saranno “nella disponibilità di fondi di investimento affiliati a Cerberus European Investments”. I crediti cartolarizzati legati ai progetti immobiliari spagnoli starebbero invece per finire nel portafoglio di Blackstone.

E le navi? Se le sono comprate KKR in joint venture con Borealis Maritime attraverso il veicolo finanziario Embarcadero Maritime III, sborsando la somma di 254,5 milioni di dollari. In quest’ultimo caso KKR e Borealis Maritime hanno visto salire a 50 vascelli la flotta che controllano complessivamente dopo aver già investito oltre 600 milioni di dollari, ma hanno fatto sapere di essere intenzionati a sfruttare ulteriori occasioni che si presentassero per nuove transazioni. Si noti che KKR è lo stesso gruppo che a fine giugno aveva annunciato il lancio di una “piattaforma” italiana, guidata da Andrea Giovanelli e che si avvarrà di Alvarez&Marsal come “preferred service provider”, destinata a fornire a società italiane medio-grandi capitali e competenze operative per aiutarle a uscire definitivamente dalla crisi. A tale piattaforma, nel cui portafoglio iniziale sono state inclusi gruppi industriali come Alfa Park, Burgo, Comital Saiag, Lindberg, Manucor e Orsero, Unicredit e Intesa Sanpaolo trasferiranno, al determinarsi di alcune condizioni, la rispettiva esposizione in crediti e in capitale di rischio nei confronti di un selezionato numero di imprese in ristrutturazione (ma la “bad bank”, come inizialmente era stata denominata l’operazione, è aperta anche ad altre banche e società).