Economia

Patto di stabilità, verso l'accordo Ue. Ma Roma pronta allo stop. Ecco perchè

di Redazione Economia

Un percorso di aggiustamento di 4/7 anni (come propone la Commissione) per l'Italia è accettabile, ma non se richiede restare sotto la soglia minima del deficit

Nuovo Patto di Stabilità: in scadenza il termine per l'accordo, necessaria l'intesa. Giorgetti: "Se penalizza l'Italia meglio le vecchie regole" 

Dal nuovo Patto di Stabilità e Crescita dipenderà la quantità di soldi pubblici che i vari governi europei potranno utilizzare, anche per garantire servizi ai cittadini. Eppure non si è ancora giunti a un accordo sulle modifiche dei vincoli ai conti pubblici dei Paesi Ue. Intanto, il tempo stringe; se entro dicembre non arriverà un'intesa saranno reinstaurate - a partire dalla prossima primavera - le regole vigenti, (stabilmente) congelate a partire dalla pandemia. Queste norme fanno riferimento a due condizioni fondamentali: un debito non oltre il 60 per cento del Pil e un deficit non superiore al 3 per cento. 

Perciò, l’obiettivo del nuovo Patto mira a una maggiore flessibilità. Le ultime proposte di riforma - spiega Skytg24 - prevedono che i Paesi, come l’Italia, che sforano questo tetto del debito abbiano a disposizione fino a 11 anni per farlo scendere, con un percorso di riduzione che risulterebbe più morbido di quello attuale. Il nostro debito-Pil è stimato dal governo quest'anno al 140,2 per cento e calerà solo leggermente fino al 2026, quando è atteso al 139,6. Per quanto riguarda il deficit, nelle ipotesi di lavoro c’è una sorta di clausola di garanzia che limiterebbe più di ora la possibilità di spesa, abbassandola al di sotto del 3 per cento, in caso di choc economici. Il nostro disavanzo in rapporto al Prodotto Interno Lordo, secondo il governo, si attesterà quest'anno al 5,3 per cento, al 4,3 nel prossimo (al 3,6 nel 2025 e al 2,9 per cento nel 2026).

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Sullo sfondo di questa difficile trattativa, la necessità di trovare una soluzione al risanamento dei conti dopo anni di emergenza sanitaria durante i quali si sono allargati i cordoni della borsa e la necessità di mettere in campo investimenti per sostenere la crescita. Per questo si pensa di non conteggiare come debito alcune spese, come quelle per la Difesa, i denari del Pnrr e di altri fondi europei. Questi quattrini, in pratica, non inciderebbero sui vincoli previsti dal nuovo Patto di Stabilità.

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Patto di Stabilità, il nuovo accordo su cui l'Italia è dubbiosa

L'Italia potrebbe mettersi di traverso se dovessero passare delle modifiche, chieste soprattutto dai tedeschi, alla proposta originaria originaria della Commissione. Fonti del Mef - scrive Tgcom24 - hanno fatto sapere che Roma non è disposta a chiudere l'accordo a qualunque costo, e che se il compromesso finale che sarà proposto andasse in una direzione sfavorevole agli interessi del Paese, sarebbe pronta piuttosto ad accettare che resti in vigore il quadro precedente. Molti paventano che si torni alle vecchie regole, ma per l'Italia questo non sarebbe comunque il male assoluto, hanno osservato le fonti, ricordando comunque che la bozza di compromesso non è ancora chiusa.

Tra le modifiche proposte è positivo, e va nel senso voluto dall'Italia, che si assicuri che le spese per investimenti verdi e per la difesa vengano considerate in modo diverso, più favorevolmente nella valutazione del rispetto delle regole Ue da parte dei bilanci nazionali. Se ci si accorda su valori sostenibili per la riduzione del debito, per l'Italia non è un problema, il Paese deve intraprendere comunque un percorso virtuoso per liberarsi dal fardello dell'alto debito pubblico. Ma ci sono anche alcuni passaggi a cui l'Italia non è favorevole. In particolare, non convince la regola molto più rigida che vuole la Germania per la riduzione del deficit, anche se per il lungo termine. Applicare un percorso di aggiustamento di quattro-sette anni (come propone la Commissione) va bene, ma non se poi devi stare comunque sotto una soglia minima del deficit, a prescindere. Insomma, hanno ribadito le fonti, se deve accettare un nuovo Patto di stabilità che non convince, l'Italia preferisce tenersi il vecchio Patto.