Economia

Ex-Ilva, servono oltre 4 mld, ma ArcelorMittal non metterà un euro

Secondo gli accordi, il governo pagherà 2,27 miliardi tramite RePoweEu. Mistero sugli altri 2,35 mld

Ex-Ilva, servono 4,6 miliardi: ecco chi paga

Sull'ex-Ilva i  sindacati hanno presentato una sorta di ultimatum al governo in seguito all'incontro di ieri, che è stato definito "catastrofico". Questo incontro è avvenuto dopo la convocazione, mercoledì scorso, dell'assemblea dei soci di Acciaierie d'Italia, fissata per il 23 novembre. Il destino dell'ex Ilva ora è nelle mani di questa assemblea, che dovrà prendere decisioni cruciali riguardo a chi, come, e quando sborsare la somma di 320 milioni di euro per affrontare l'emergenza legata al gas, senza però fornire alcuna prospettiva chiara per gli stabilimenti di Genova, Taranto e Novi Ligure. Inoltre, sembra che il partner privato non sia disposto a contribuire finanziariamente. Lo riporta La Stampa. 

Per quanto riguarda il processo di decarbonizzazione a Taranto, occorrono investimenti pari a 4,62 miliardi di euro. Questa cifra è stata menzionata nel memorandum d'intesa siglato tra il governo e ArcelorMittal l'11 settembre, un documento che i sindacati accusano di essere stato tenuto segreto ma che è stato reso visibile da questo giornale. Il memorandum consiste in sei pagine, scritte in italiano e inglese, e prevede che il governo finanzi il piano con 2,27 miliardi di euro, da ottenere attraverso il RePowerEu o da altre fonti di finanziamento europee. I rimanenti 2,35 miliardi di euro dovrebbero essere "finanziati da AdI", secondo l'accordo, senza specificare le quote a carico degli azionisti né i tempi di questa operazione. Inoltre, per realizzare il piano di investimenti per la decarbonizzazione, che è previsto "da sviluppare nell'arco temporale 2023-2030" con l'obiettivo di raggiungere una produzione di 8 milioni di tonnellate, il governo e ArcelorMittal dovranno stipulare un contratto che definisca gli "impegni finanziari e i tempi". Inoltre, la multinazionale pone come condizione che sia revocata la norma attuale che consente al socio pubblico di richiedere l'amministrazione straordinaria della società.

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In termini di impatto sull'industria, l'ambiente e l'occupazione, questo memorandum segreto sembra mancare di dettagli chiari, proprio come è stato per l'incontro con i lavoratori di ieri, il quale è stato definito "vuoto di contenuti" dai sindacati. Questi ultimi hanno annunciato uno sciopero di 8 ore, con "iniziative articolate" previste fino al 23 novembre. Il segretario della Fiom, Michele De Palma, ha sottolineato che "Lo Stato italiano deve prendere una posizione, decidendo se stare dalla parte dei lavoratori e dell'industria siderurgica o da quella di una multinazionale che, finora, sembra non rispettare gli accordi". Rocco Palombella, segretario della Uilm, ha affermato che durante l'incontro non è stato menzionato minimamente il memorandum. Roberto Benaglia, segretario della Fim, ha descritto la situazione come caratterizzata da una "incertezza totale" e ha sottolineato che il governo non ha fornito alcuna informazione sulla possibile trattativa tra i soci e il suo stato attuale.

Il governo, da parte sua, ha dichiarato di aver rinnovato l'impegno di escludere completamente qualsiasi opzione di chiusura o liquidazione dello stabilimento, così come la sospensione delle attività. Tuttavia, i sindacati Fim, Fiom e Uilm hanno replicato sostenendo che l'incontro non ha portato chiarezza sulla trattativa in corso tra il governo e ArcelorMittal, né ha fornito risposte ai problemi dell'ex Ilva. Secondo loro, il governo è prigioniero delle decisioni della multinazionale. Inoltre, ritengono inaccettabile l'idea di erogare ulteriori 320 milioni di fondi pubblici, sottolineando che un'eventuale iniezione di capitale da parte dello Stato rappresenterebbe un altro spreco di denaro pubblico, dato che ArcelorMittal sembra non avere alcun impegno finanziario per realizzare gli investimenti necessari.