Economia

Pensioni, Boeri (Inps) ad Affari: "Il mio rapporto? Chiedetelo al governo"

 
Indiscreto/ Nell'edizione di oggi, a proposito della previdenza, il CorSera titola: "Il dossier Boeri a Palazzo Chigi e il grande gelo sulle pensioni tra il premier e il tecnico". C'è chi maligna che il "grande gelo" fra i due non sia dovuto soltanto alla differenza di vedute  sull'argomento, ma anche a un'incompatibilità caratteriale, tipica di due galli nel pollaio....

"Non posso andare oltre i titoli generali che ho presentato a inizio luglio alla Camera nel rapporto annuale dell'Inps. Mi auguro, chiedetele anche voi (giornalisti, ndr), che le proposte vengano rese note. Una volta che avremo l'autorizzazione (dal governo, ndr) potremo metterlo (il mio rapporto, ndr) a disposizione". Bisogna andare quindi in pressing sull'esecutivo? "Sì, sì. Provate a chiedere al governo, visto che le proposte le ho fatte a lui".

Risponde così il presidente dell'Inps Tito Boeri, interpellato da Affaritaliani.it, sul rapporto (e il dettaglio dei suoi contentuti) che ha presentato a giugno all'esecutivo di un'"ultima riforma (dopo quella Fornero, ndr) - ha specificato domenica lo stesso economista della Bocconi durante la trasmissione 'In mezz'ora' - delle pensioni". Il problema è che sul documento, come fu per il rapporto sulla spending review dell'ex commissario Carlo Cottarelli, a Palazzo Chigi e al Ministero del Lavoro le bocche sono cucitissime e c'è una certa reticenza ad affrontare l'argomento. Una reazione che può far pensare che si stia maneggiando se non una mina pronta ad esplodere, qualcosa per il governo a trazione Pd  sicuramente di scomodo. E le risposte che dà Boeri indicano che una certa resistenza del governo a rendere noto il rapporto Boeri c'è.

Quindi, cos'è che Renzi e Poletti vogliono evitare di diffondere nel mettere mano a un sistema con un intervento che consentirebbe, oltretutto nelle intenzioni del presidente dell'Inps, di finanziare la tanto sbandierata flessibilità in uscita che il premier in Zona Cesarini ha tirato fuori dal sacco della legge di Stabilità?

C'è forse qualcosa di impopolare il cui timing, con le elezioni amministrative dietro l'angolo, rischia di compromettere la corsa del Pd verso la creazione del Partito pigliatutto della Nazione? Dopo gli 80 euro e l'abolizione della Tasi (ritenute tutte e due misure elettorali) sulla prima casa, c'è chi giura che non ci sia due senza tre. E, così, con Roma, Milano, Torino e Napoli che ad aprile dovranno nominare un nuovo sindaco, forse è meglio ritardare un intervento sulle pensioni e di mettere le mani nelle tasche di alcuni lavoratori in quiescenza. Magari a rischio di incostituzionalità (anche se Boeri lo esclude). Per non rischiare di scontentare alla fine, com'è successo poi con la Buona Scuola, un po' tutti. Facendosi un fatale autogol.