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Economia
Petrolio, continua la corsa dei prezzi: il Brent raggiunge il massimo dal 2014

Sui mercati asiatici il barile di Brent è stato scambiato a 87,83 dollari (+1,56%), superando il livello di ottobre 2014

Il prezzo del petrolio continua la sua corsa e il Brent raggiunge il livello più alto da oltre sette anni, spinto dalle interruzioni dell'offerta, da forti tensioni geopolitiche e dalla sostenuta ripresa della domanda nonostante la variante Omicron del Covid (leggi qui per saperne di più). 

Sui mercati asiatici il barile di Brent è stato scambiato a 87,83 dollari (+1,56%), superando il livello di ottobre 2014 (86,74 dollari), il giorno dopo aver raggiunto i massimi dall'ottobre del ottobre 2018. Il barile del Wti ha guadagnato l'1,38% a 85,43 dollari, superando il picco dello scorso ottobre (85,41 dollari) che era il massimo dal 2014.

Diversi fattori stanno contribuendo a questo nuovo rally del petrolio, comprese le interruzioni della produzione "in Libia, Nigeria, Angola, Ecuador e, più recentemente, in Canada a causa del freddo estremo", secondo l'analista di Exinity Hussein Sayed. "I mercati rimangono concentrati sul delicato equilibrio tra domanda e offerta, che sembra avere un impatto piuttosto ampio sulle fluttuazioni dei prezzi durante la ripresa economica post-pandemia", osserva Walid Koudmani, analista di Xtb.

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Petrolio, crescono le tensioni geopolitiche 

All'equazione si aggiungono i rischi geopolitici, e questo avviene contemporaneamente in diverse aree del globo, dal Golfo all'Ucraina. I ribelli yemeniti Houthi hanno attaccato ieri le strutture civili negli Emirati Arabi Uniti, uccidendo tre persone. Una coalizione militare a guida saudita ha reagito con attacchi aerei su Sanaa, la capitale dello Yemen controllata dagli Houthi.

Washington ha affermato da parte sua di "ritenere responsabili" degli attacchi i ribelli yemeniti, che sono sostenuti dall'Iran. Questi eventi "hanno ulteriormente stimolato i prezzi" del petrolio, ha osservato l'analista di Ing, Warren Patterson.

Gli occhi restano puntati anche sulla persistente minaccia di un'invasione russa dell'Ucraina. Secondo alcuni analisti, con ulteriori interruzioni dell'approvvigionamento di gas della Russia in Europa, i prezzi dell'energia, e quindi il greggio, potrebbero aumentare ulteriormente. I prezzi del gas naturale, ancora molto elevati, stanno contribuendo all'aumento del prezzo del petrolio. Il risultato è "un aumento della domanda di diesel e olio combustibile per sostituire il gas naturale, ove possibile", sottolinea Bjarne Schieldrop, analista di Seb.

Per quanto riguarda la variante Omicron del Covid, inizialmente percepita come una minaccia per gli acquisti di greggio, si sta rivelando meno grave per la domanda rispetto alle varianti che l'hanno preceduta.

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Petrolio, l'Opec in "posizione di forza"

"Solo i membri dell'Opec e i loro alleati possono ridurre i prezzi a questo punto pompando più greggio", afferma Sayed. "Invece, è probabile che il cartello dei Paesi produttori e gli alleati si attengano alla loro strategia di allentare gradualmente i tagli alla produzione mentre sfruttano gli attuali prezzi elevati", continua. L'Opec+ annuncia infatti mese dopo mese incrementi marginali dei propri obiettivi di estrazione e fatica a raggiungerli, il che non dovrebbe consentire di soddisfare la domanda.

A inizio anno l'Arabia Saudita aveva affermato che il rispetto dell'accordo e dei massimali era essenziale. In altre parole, i membri con capacità inutilizzata non possono e non devono intervenire per compensare la mancanza di produzione di quelli che non sono in grado di soddisfare i loro limiti.

"L'output gap dell'Opec+ è destinato ad aumentare, con la Russia il prossimo grande driver del disavanzo", prevede Joel Hancock per Natixis. Secondo l'esperto, essendo la crescita dell'offerta di petrolio al di fuori dell'Opec+ e al di fuori degli Stati Uniti "relativamente debole", sarà necessario "fare appello allo shale oil americano per soddisfare la prevista crescita dei consumi".

Durante la pandemia, il crollo dei prezzi del greggio aveva portato all'insolvenza delle società di perforazione di shale oil, il cui costo di produzione è molto più alto del light oil trivellato, ad esempio, in Arabia Saudita. Molti analisti ora si aspettano che i prezzi del greggio salgano oltre i 90 dollari al barile, o addirittura i 100 dollari, stima che sembrava impossibile fino a qualche mese fa. Gli analisti di Goldman Sachs si aspettano che il Brent raggiunga i 96 dollari al barile quest'anno, e sfondi quota 105 nel 2023. 

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