Economia
Petrolio, il greggio entra nella nuova era e le big oil si attrezzano per la nuova sfida
Solo ombre in questo scenario? No, anche luci. Già, perché come ha spiegato più volte anche l'amministratore delegato dell'Eni Claudio Descalzi, "la situazione di profonda criticità potrebbe costituire l'opportunità per una revisione approfondita del modello operativo che garantisca la fattibilità economica di un sistema produttivo sempre più composito e, di conseguenza, una crescita più stabile e a lungo termine". Per restituire all'industria petrolifera mondiale, "un futuro sostenibile".
Già. Ma come? Per il capo del gruppo del Cane a sei zampe, per esempio, la ricetta "deve andare al di là del taglio, sic et simpliciter, degli investimenti" e promuovere "una profonda revisione delle modalità operative". Ok il taglio dei costi, ma per recuperare profittabilità le compagnie petrolifere devono passare attraverso una "selezione degli investimenti", "un'ottimizzazione della produzione" e uno "sviluppo di bacini di esplorazione provati attraverso l’introduzione di nuove tecnologie che contribuiscano ad una riduzione della spesa e delle emissioni".
Concretamente nel dettaglio, revisione del modus operandi nella nuova era del petrolio vuol dire, spiega sempra Descalzi, "concentrarsi su asset convenzionali" e gestire direttamente e con un rigoroso controllo i propri progetti di sviluppo (senza ricorrere ai consorzi di produzione con le altre major).
E i Paesi produttori (Russia, in primis)? Anche gli Stati membri dell'Opec, le cui economie sono spesso troppo sbilanciate sul settore energetico, dovranno fare la loro parte, riconsiderando i propri modelli e rivedendo i contratti petroliferi in modo da allinearli alle condizioni attuali, riducendone rischi e costi per rendere le opportunità di estrazione di greggio convenzionale economicamente interessanti. La sfida è di quelle epocali, ma la fiducia degli operatori nel futuro e la competitività del business passano tutte da qui.