Economia

Più Cdp in Tim, duro attacco a OF: la ricetta di Grillo per sbloccare la Rete

Il fondatore del M5S torna a occuparsi di Tlc. Via Ripa di OF, Cdp deve salire in Tim per spingere Vivendi a vendere:come risolvere "il dualismo Open Fiber-Tim”

Lasciate perdere la spinta dei fondi infrastrutturali. O il ruolo di Tim. Dopo tanta melina da parte di tutti gli attori in gioco, la ricetta per far decollare finalmente la rete unica in fibra ottica in Italia la dà Beppe Grillo, entrando a gara tesa addirittura sulla governance di Open Fiber, la società partecipata in maniera paritetica da Enel e Cdp che ha la mission di sviluppare la rete a banda ultra larga.

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Il Ceo di Tim Luigi Gubitosi


 

"Cambiare subito l'amministratrice delegata di Open Fiber (Elisabetta Ripa, ndr)" che "non è all'altezza", "fare entrare Cdp in Tim con un'ulteriore cifra del capitale che deve essere pari a quella di Bollorè (Vivendi, primo azionista di Tim, ndr)“ e, "dalla posizione di forza di Cdp proporre ai francesi di vendere”, scrive il garante del M5S sul suo blog, descrivendo gli step del processo e tornando così ad occuparsi di telecomunicazioni, una delle sue grandi passsioni, "a distanza di tempo".

In questo modo, dice Grillo "avremmo la maggioranza di Tim per avviare la creazione di un'unica società integrata rete mobile, 5G, banda ultra-larga. Evitando che due soggetti con partecipazioni statali (cioè Tim e Open Fiber, che hanno entrambe Cdp come azionista) si facciano la guerra". Per questo progetto, continua Grillo, "il Ceo di Cdp Fabrizio Palermo, è pronto a spiegarne i dettagli?".

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Il Ceo di Open Fiber Elisabetta Ripa

Grillo sottolinea, a monte di queste conclusioni, "il completo fallimento dell'operazione Open Fiber, la società che avrebbe dovuto spingere la digitalizzazione e lo sviluppo della fibra in tutta Italia". Enel, azionista al 50% di Open Fiber, "purtroppo non è compatibile con questo progetto, perchè pretende di amministrare Open Fiber, comportandosi da padre padrone e non semplicemente da azionista”.

Per Grillo "il male minore, in questo momento difficile per il Paese, può essere quello di avere un'unica infrastruttura, anche privata ma aperta a tutti, purchè sia in grado di fare gli investimenti necessari a colmare una volta per tutte il gap tecnologico che abbiamo rispetto agli altri".

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Il Ceo di Cdp Fabrizio Palermo

Secondo il fondatore del M5S, "non si possono commettere altri errori e ulteriori ritardi. Serve prudenza e razionalità nell'allocare le risorse e le grandi corporate non possono pensare di creare due autostrade di fibra parallele che scorrono l'una affianco all'altra. Piuttosto investano quelle risorse per colmare la disoccupazione e i ritardi nell'innovazione. Altrimenti saremo tagliati fuori definitivamente dalle nuove opportunità che intelligenze artificiali e nuove tecnologie ci offriranno nei prossimi anni. Oltre ad essere auspicabile - aggiunge Grillo - un solo soggetto economico che possa occuparsi delle infrastrutture di telecomunicazioni, credo che sia anche vantaggioso per il soggetto stesso. Non possiamo prescindere dal fatto che il futuro delle telecomunicazioni in Italia ci sarà solo se avremo un unico soggetto solido che abbia dentro 5G, rete mobile e fibra".

Pertanto, sottolinea ancora Grillo, "oggi andrebbero messe in piedi tre iniziative per risolvere l'assurdo dualismo Open Fiber-Tim”. Le dichiarazioni del comico genovese, come è evidente, non sono state ben digerite da Open Fiber: "Ci sembra chiaro - replica la società - che e' stato male informato. Se davvero si trattasse di un progetto fallimentare, Open Fiber non incasserebbe una dietro l'altra partnership di peso - Vodafone, WindTre, Fastweb, Tiscali, Sky, Orange, solo per citarne alcune - che scelgono di puntare sulla sua rete Ftth (Fiber To The Home) di ultima generazione".

Insomma, fake news. "Grillo ora auspica un'unica infrastruttura privata aperta a tutti - puntualizza Open Fiber - che sotto il controllo di Tim metta assieme rete mobile, 5G, banda ultra larga. Un monopolio talmente vasto che nessun legislatore o autorità potrebbe autorizzare (senza contare i legittimi interessi di chi investe tempo e ingenti risorse nel business) ma che soprattutto metterebbe il destino della rete nelle mani di chi per decenni non ha investito adeguatamente in moderne infrastrutture, generando il 'divide' che si vorrebbe invece colmare".