Economia
Poste compra Lis e risponde a Enel: così Del Fante disegna la sua strategia
Il manager fiorentino guarda al board di Generali e ambisce a una Cdp in miniatura, attiva in tanti settori diversi dell'economia italiana
Del Fante vuole Lottomatica ma non lo scontro con Starace, l'ambizione è l'"azienda ibrida" stile Cdp
Dunque le Poste di Matteo Del Fante sono pronte a comprarsi Lis Holding, ai più nota come Lottomatica Italia Servizi. E l’azienda ha deciso di farlo in un momento tutt’altro che banale: a poche settimane di distanza dall’annuncio di Enel di aver rilevato Mooney (l’ex Sisal Pay) dal fondo Cvc in partnership paritetica con Intesa Sanpaolo.
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Come fa notare Milano Finanza che per prima ha dato la notizia, Poste da quest’anno dovrebbe entrare nel mercato di luce e gas per conquistare una platea potenziale di 1,5 milioni. Certo, la fine del mercato tutelato per tutti (gennaio 2024) è ancora lontano e lo stesso Francesco Starace, amministratore delegato di Enel, ha detto di aspettarsi al 50% un possibile, ulteriore rinvio. Poste, da quando è stata gestita da Corrado Passera, ha sempre più cercato di estendere il suo raggio d’azione. Offre anche servizi di telefonia oltre ai servizi di pagamento e bancari.
Ora però Matteo Del Fante sembra intenzionato a estendere ulteriormente il suo raggio d’azione. La domanda però sorge spontanea: perché? Come ha giustamente fatto notare Franco Lodige sul sito di Nicola Porro, sarebbe ingenuo pensare che ci sia uno scontro tra Starace e Del Fante con quest’ultimo che tenta in qualche modo di oscurare il numero uno di Enel.
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Con tutto che è risaputo che l’ad della principale azienda italiana per quotazione non abbia esattamente gradito il desiderio di Poste di comprare Lottomatica. Ma la differenza dimensionale tra le due aziende è troppo marcata per poter aprire una vera e propria “tenzone”.
Le ipotesi sono sostanzialmente due. Da un lato c’è la possibilità che i “pattisti” di Generali indichino proprio nel manager fiorentino il loro candidato alla successione di Philippe Donnet. Sono in molti a essere convinti che sia proprio l’attuale amministratore delegato di Poste a non aver ancora sciolto le riserve con Del Vecchio e Caltagirone, che invece lo vedrebbero come l’uomo perfetto per Trieste.
Ma se dovesse effettivamente venire indicato come candidato dei due finanzieri, potrebbe uscire dall’alveo delle ex partecipate ed entrare nella più importante azienda italiana, con 660 miliardi di attivi (cioè un terzo del Pil italiano) di cui un buon 10% in titoli di stato. Congetture, ovviamente.
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Ma intanto c’è l’altra ipotesi, cioè che Poste sta diventando una sorta di Cdp in miniatura, con interessi in tanti settori diversi dell’economia italiana. Cassa Depositi e Prestiti di cui, tra l’altro, è stato direttore generale dal 2010 al 2014 prima di venire chiamato dall’allora governo di Matteo Renzi al timone di Terna. A Del Fante va riconosciuto di aver quasi raddoppiato, sotto il suo mandato, il valore azionario, con una capitalizzazione di circa 15 miliardi in Borsa.
Con le grandi manovre intorno a Poste, tra l’altro, si rispolvera un modello di business decisamente trasversale che non ha analoghi in Italia. Nessuno, infatti, è in grado di offrire al tempo stesso servizi logistici, finanziari, di utility e di pagamento. È forse questa la sfida più grande di Del Fante: creare un’azienda ibrida capace di rispondere alle esigenze di un pubblico potenziale potenzialmente infinito. Mica male come ambizione!