Economia

Prada compra Versace: l’accordo, il rosso in bilancio della Medusa e l’addio di Donatella. I retroscena dell'affare

Versace era stata ceduta nel 2018 per 2,1 miliardi di dollari (circa 1,9 miliardi di euro attuali) al gruppo statunitense Capri Holdings. Fine dell'era Donatella, arriva Dario Vitale da Miu Miu (del gruppo Prada)

di Rosa Nasti

Versace torna a casa: Prada compra la maison della Medusa per 1,25 miliardi e rilancia il lusso italiano

Dopo mesi di trattative, indiscrezioni e un addio (quello di Donatella) che sapeva già di passaggio di consegne, il dado è tratto: Versace torna italiana, e lo fa sotto l’egida del Gruppo Prada, che ha annunciato ufficialmente l’acquisizione del 100% della storica maison milanese da Capri Holdings. Prezzo dell’operazione: 1,25 miliardi di euro, cash, su base enterprise value e cash-free/debt-free.

Con questa mossa, Patrizio Bertelli e Miuccia Prada non solo riportano a casa un simbolo del lusso italiano, creando un polo del Made in Italy che si candida a diventare una potenza del settore. Prada acquisisce Versace da Capri Holdings – lo stesso gruppo che possiede anche Michael Kors e Jimmy Choo – a un prezzo leggermente inferiore rispetto alle prime valutazioni (si parlava inizialmente di 1,5 miliardi di euro).

Un ribasso che riflette le difficoltà di Capri, zavorrata da un calo di vendite nel trimestre ottobre-dicembre 2024 (-11,6% complessivo, -15% per Versace), e dalla fusione bloccata con Tapestry dagli Stati Uniti per rischio di concentrazione nel mercato degli accessori. L’accordo, soggetto ad approvazioni regolamentari, prevede il closing entro il secondo semestre del 2025. Per finanziare l’operazione, Prada ha sottoscritto un nuovo prestito da 1,5 miliardi di euro, con il supporto di Bnp Paribas e Intesa. Sul fronte advisor: Citigroup e Goldman Sachs per la parte finanziaria, Skadden Arps per l’assistenza legale.

Ma non è solo un affare finanziario: infatti il comunicato ufficiale di Prada sottolinea come Versace rappresenti “un asset unico” per la sua brand awareness globale e per un Dna creativo inconfondibile. In altre parole, Prada promette di non snaturare Versace, ma di rilanciarlo come merita: "Manterrà la sua identità e autenticità culturale", precisa la nota, ma potrà contare sul know-how produttivo e sulla solidità organizzativa di un gruppo che nel 2024 ha registrato 5,43 miliardi di euro di ricavi (+15%), con 4,85 miliardi di vendite retail (+16%). Un’operazione che consolida inoltre un gruppo oggi attivo in oltre 70 Paesi con 609 negozi diretti, 15.200 dipendenti e un portafoglio marchi che già comprende Miu Miu, Church’s, Car Shoe, Marchesi 1824 e Luna Rossa.

La notizia dell’uscita di Donatella Versace dal ruolo di direttore creativo, dopo oltre 30 anni, era il primo indizio concreto che qualcosa di grosso bolliva in pentola. Dopo aver preso le redini della maison nel 1997 – dopo la tragica morte del fratello Gianni – Donatella ha incarnato l’estetica del marchio per decenni, diventando un’icona pop prima ancora che stilistica.

Oggi, a pochi giorni dal suo 70° compleanno, la stilista fa un passo di lato, e non indietro, mantenendo il ruolo di ambasciatrice del brand, e lascia spazio a Dario Vitale, ex Miu Miu (che casualità), che ha portato il marchio gemello di Prada a cavalcare l’onda del successo tra Gen Z e Millennials. Un segnale chiarissimo: l’obiettivo è riposizionare Versace anche su una fascia giovane, fresca, globale, senza perdere l’audacia e l’eccesso che l’hanno resa celebre.

"Siamo pronti a scrivere una nuova pagina per Versace", ha dichiarato Patrizio Bertelli, Presidente e Amministratore Esecutivo del Gruppo Prada. "Vogliamo dare continuità alla sua eredità, reinterpretandone lo spirito senza tempo". Più tecnico ma altrettanto deciso Andrea Guerra, ceo del Gruppo: "Abbiamo costruito un’infrastruttura solida, rafforzato le routine, verticalizzato le organizzazioni dei brand. Siamo pronti. Versace ha un potenziale enorme, ma serviranno pazienza e disciplina. Il futuro? Lo vediamo nel lungo termine".

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Versace era stata ceduta nel 2018 per 2,1 miliardi di dollari (circa 1,9 miliardi di euro attuali) al gruppo statunitense Capri Holdings, in una mossa che all’epoca aveva suscitato più di un mugugno per la perdita di un’altra icona del lusso italiano. Oggi, a sei anni di distanza, torna in mani italiane. Certo, a un prezzo più basso. Ma con un contesto di mercato molto diverso, Versace non è più un souvenir d’oro venduto all’estero e torna con un’ambizione tutta nuova: quella di costruire un campione del lusso tricolore che non abbia più bisogno di essere salvato, ma che sappia competere da protagonista.