Economia

Prada, Bertelli: "Volevamo proprio Versace. Non un brand qualunque, ma la sua storia e la sua identità"

Bertelli in un'intervista al Corriere conferma che "Prada, Miu Miu e Versace agiranno in modo indipendente". Il closing dell’operazione sarà tra 3 o 4 mesi.

di redazione economia

Bertelli (Prada): "Non volevamo un altro brand. Volevamo Versace, per la sua identità"

Il Gruppo Prada ha acquisito il marchio Versace per 1,25 miliardi di euro. Una scelta che, come ha spiegato Patrizio Bertelli, presidente di Prada, rappresenta molto più di un’operazione finanziaria. “Crisi o non crisi, dazi o non dazi, questo è il tempo di investire. Servirà a uscire più veloci dalla crisi quando finirà”.

Bertelli, in un'intervista al Corriere della Sera guarda al futuro con una lucidità che viene da decenni di esperienza. “La prima volta che mi dissero che il mondo stava crollando? Erano gli anni Settanta, iniziavo a metter giù una delle mie prime fabbriche. C’era la conflittualità operaia, nel 1970 arriva lo Statuto dei lavoratori di Gino Giugni. E poi le Brigate Rosse... E continuarono a dirlo. Ho iniziato a 18 anni a lavorare, immagini lei quante volte è sembrato che le crisi fossero senza via d’uscita”.

Per lui, oggi è il momento di fare scelte strategiche, e l’acquisto di Versace si inserisce perfettamente in questa visione. “Non volevamo acquistare un altro brand, volevamo proprio Versace, per la sua storia, per la sua identità. Perché Donatella è ambassador ed è contenta di quello che stiamo facendo”.

L’idea, infatti, non è assorbire Versace, ma valorizzarne l’identità. Bertelli ha confermato che “Prada, Miu Miu e Versace agiranno in modo indipendente”. Il gruppo rispetterà l’autonomia dei marchi, senza snaturarli, lasciando anche la porta aperta a una possibile condivisione di risorse produttive. Ma con cautela: “È un po’ presto per parlarne. Il closing dell’operazione sarà tra 3 o 4 mesi. Lo farà se lo riterrà utile. Non si tratta di usare formulette e applicarle. Quanto di guardare e capire. E noi ora la guarderemo, vedremo”.

L’operazione ha anche un valore simbolico: Versace torna in mani italiane. E questo per Bertelli ha un peso importante. “Si sente tanto parlare di industrie da rilocalizzare di qui e di là, ma ci si è posti il problema di chi dovrà lavorare in quelle fabbriche? Di chi sarà impiegato, che profili avrà, profili che saranno ben diversi da quelli di 40, 30, anche solo 10 anni fa?”.

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Il riferimento è chiaro: serve una nuova attenzione alle competenze, alla formazione, alla qualità. E alla maestria. Non è un caso che Bertelli preferisca usare il termine “maestranze” invece di “operai”, proprio per sottolineare quanto la manualità, la creatività e l’esperienza siano centrali in questo settore.

Questa operazione, in fondo, è perfettamente in linea con quanto Bertelli sostiene da tempo: “La moda deve crescere. Le dimensioni sono fondamentali, perché aiutano”. Anche altri protagonisti del settore hanno apprezzato la scelta. Ermenegildo Zegna, pochi giorni prima del via libera definitivo all’accordo, aveva detto: “Faccio il tifo per il Gruppo Prada sull’operazione Versace. Patrizio Bertelli è il migliore”.